La longevità di un grande vino è come un viaggio nel tempo, una storia che si dispiega attraverso decenni, fatta di intuizioni, scelte e condizioni uniche. C’è un fascino irresistibile nel tornare indietro, annata dopo annata, per scoprire come il tempo abbia trasformato un vino, arricchendolo di sfumature e complessità. Così è stato per la degustazione verticale del Montepulciano d’Abruzzo di Emidio Pepe, uno dei produttori più iconici e autentici del panorama vitivinicolo italiano, la cui filosofia si basa su un rispetto reverenziale per la natura e il territorio abruzzese, costruito in sessant’anni di storia. Emidio Pepe e Montepulciano d’Abruzzo, nel mio immaginario di bevitore, sono ormai termini fusi fra loro, da usare quasi come sinonimi. Credo che debbano essere molto riconoscenti uno nei confronti dell’altro. Il primo, senza quel vitigno, probabilmente non sarebbe diventato un’icona internazionale del vino artigianale, ammirato e ricercato in tutto il mondo. Il secondo, senza la lungimiranza e la testardaggine di quell’uomo, avrebbe fatto assai più fatica a proporsi con credibilità, in Italia e all’estero, come grande vino rosso.
In un incontro che ha unitoun grande vino e una cucina di sentimento, organizzato insieme agli amici di AssoMarso (Associazione Sommelier Marsicani), ho avuto il privilegio di assaporare annate storiche di Montepulciano d’Abruzzo, unendo alla profondità dei calici la creatività e la passione dello chef Sandro Baliva, del ristorante Madonna delle Vigne a Celano, in provincia dell’Aquila. Piatti pensati per esaltare la complessità e l’evoluzione del vino, in un gioco di contrasti e armonie che ha reso ogni assaggio un momento di scoperta.
Questo evento è stato più di una semplice degustazione: è stato un racconto corale, in cui il vino di Emidio Pepe ha dialogato con la cucina di Baliva, svelando come la longevità non sia solo una questione di resistenza nel tempo, ma un viaggio esperienziale che coinvolge il palato e l’anima.
Montepulciano d’Abruzzo Pepe 2020
Spettacolare, già pronto e godibile, il Montepulciano d’Abruzzo 2020 di Emidio Pepe si presenta come un vino fruttato, rotondo e di grande equilibrio. Nonostante la sua bevibilità immediata suggerisca che potrebbe non essere un campione di longevità in futuro, la qualità attuale è indiscutibile. È un vino che brilla per la sua armonia, offrendo un piacere sensoriale immediato, senza compromessi. Le note fruttate sono piene e avvolgenti, rendendolo un perfetto esempio di come un vino giovane possa essere immediatamente soddisfacente e sorprendente nella sua semplicità. Forse non si farà ricordare tra i grandi longevi di Pepe, ma oggi, questo 2020 è un calice di pura gioia.
Montepulciano d’Abruzzo Pepe 2017
È la bottiglia meno in forma del gruppo, figlia di un’annata molto calda, che ne ha pregiudicato la finezza. Il Montepulciano d’Abruzzo 2017 di Emidio Pepe si presenta come un vino un po’ selvaggio, con note animali tipiche di alcuni Montepulciano tradizionali. Nonostante ciò, mantiene una certa autenticità che può affascinare chi apprezza le espressioni più rustiche e veraci di questo vitigno. La complessità è meno definita rispetto ad altre annate, ma il carattere genuino del vino emerge chiaramente, ricordandoci le sfide che ogni vendemmia porta con sé.
Montepulciano d’Abruzzo Pepe 2009
Freschezza disarmante, il Montepulciano d’Abruzzo 2009 di Emidio Pepe si presenta snello, fluido e accattivante, con una grandissima acidità che sostiene l’intera struttura del vino. Porta i suoi 15 anni con un’energia invidiabile, mostrando una vitalità che sorprende per la sua età. Ci sono alcune note animali e foxy, ma sono appena accennate, aggiungendo un tocco di carattere senza sovrastare la freschezza e la piacevolezza complessiva. Questo 2009 dimostra come un grande Montepulciano possa evolversi magnificamente, mantenendo equilibrio e dinamismo, e regalando un’esperienza di degustazione coinvolgente e vibrante.
Montepulciano d’Abruzzo Pepe 2008
È Pepe ed è riconoscibilissimo, il Montepulciano d’Abruzzo 2008 si presenta ricco, ematico, con una buona acidità e le solite note animali, ma in un contesto equilibrato. La sua espressione è intensa e autentica, con una complessità che parla di territorio e tradizione. Le note ferrose ed ematiche si fondono perfettamente con la freschezza del vino, offrendo un assaggio che è al tempo stesso profondo e vivace. Appena un filo meno complesso ed elegante, se confrontato con altre annate top, ma pur sempre interessante.
Montepulciano d’Abruzzo Pepe 2005
Diverso dagli altri, il Montepulciano d’Abruzzo 2005 di Emidio Pepe spinge di più sugli aromi terziari, con un colore più mattonato che tradisce un’evoluzione più spinta. Il bouquet offre legno di sandalo, cioccolato e caffè, con un finale appena un po’ asciugante. È un vino che mostra il suo percorso di maturazione, mantenendo comunque una vitalità sorprendente. Le note terziarie sono protagoniste, offrendo un’esperienza ricca e complessa che rende questo 2005 un annata comunque affascinante e intrigante.
Montepulciano d’Abruzzo Pepe 2001
Vino semplicemente M-O-N-D-I-A-L-E! Il Montepulciano d’Abruzzo 2001 di Emidio Pepe si presenta con un colore incredibilmente brillante, accompagnato da una beva che ti cattura e non ti lascia più. Equilibrio, classe, complessità: tutto è al suo posto, e i tannini sono ancora presenti e spingono con forza. Questo vino fa capire perché i vini di Pepe sono ricercati in tutto il mondo: è un esempio sublime di come il tempo possa esaltare tutte le qualità di un grande Montepulciano, regalando un’esperienza che rimane impressa.
Il protagonista della serata era il grande Montepulciano di Pepe, ma la chiosa la voglio dedicare a Sandro Baliva. La sua è una cucina di passione e sentimento, che punta a recuperare e valorizzare ingredienti e ricette della tradizione dell’Abruzzo interno. Passione che traspare in ogni suo gesto e nel coinvolgimento emotivo che mette nel racconto che accompagna ogni portata. Non starò qui a descrivere i vari piatti che hanno accompagnato più che degnamente le bottiglie di Pepe: lascio la parola alle foto. Ma se vi trovate a passare dalle parti di Celano, una deviazione da Sandro fatela! Non ve ne pentirete!