Ovindoli. Nei giorni scorsi è stato aperto il cantiere per i lavori di realizzazione di nuove piste da sci e nuovi impianti da risalita sul Monte Magnola nel territorio di Ovindoli, nel Parco Regionale Sirente-Velino e all’interno di una Zona di Protezione Speciale della Rete Narura2000 tutelata dall’Unione Europea. Il progetto aveva sollevato grande contrarietà nel mondo ambientalista e, in seguito ad un ricorso delle Associazioni, il TAR aveva annullato le autorizzazioni rilasciate, ma il Consiglio di Stato, ribaltando la sentenza del TAR e accogliendo il ricorso presentato dalla Regione Abruzzo e dal Comune di Ovindoli, aveva autorizzato i lavori.
“Consapevoli del fatto che le sentenze si accettano e non si discutono – commenta Filomena Ricci, delegata WWF Abruzzo – è sotto gli occhi di tutti la devastazione in atto a Monte Magnola dove habitat prioritari potranno essere compromessi per sempre in nome di un modello di sviluppo turistico, quello degli impianti da sci, ormai fuori tempo e senza possibilità né di futuro né di crescita per i territori, che comporta investimento di denaro pubblico (perché raramente questi impianti riescono ad autosostenersi) e lascia spesso carcasse di ferro non più utilizzate sulle nostre montagne, senza il ritorno sperato in termini di benessere, ma sottraendo risorse naturali come suolo, acqua e bellezza del paesaggio che sono patrimonio di tutti”.
Il WWF ha seguito sin dall’inizio tutto l’iter, monitorando i vari passaggi, inviando osservazioni dettagliate al comitato VIA in fase di discussione del progetto e intervenendo ad adiuvandum nel ricorso delle Associazioni Ambientaliste, difeso dall’Avv. Francesco Paolo Febbo.
La giustizia amministrativa ha fatto il suo corso e l’intervento è stato autorizzato, ma questo non potrà evitare i possibili danni che la realizzazione dell’opera comporterà sulla natura protetta: la rimozione della copertura vegetale, oggi costituita da habitat e specie di pregio; il disturbo sia nella fase di cantiere che in quella d’esercizio per l’Orso bruno marsicano; l’impatto sulla rarissima Vipera dell’Orsini a causa della movimentazione di terra con mezzi meccanici. E questi sono solo alcuni dei danni più macroscopici che l’opera potrà provocare.
In generale la costruzione di un impianto da sci comporta la sottrazione di habitat, a volte anche con taglio di alberi, movimentazione di suolo, sbancamenti, spianamenti…fino a rendere i versanti delle montagne delle discese senza la presenza di ostacoli. Molti di questi progetti, soprattutto in Appennino, prevedono l’innevamento artificiale, visto che ormai a causa delle temperature che si registrano in inverno sulle nostre montagne, la copertura nevosa non è sempre assicurata, consumando una risorsa preziosa come l’acqua. In Abruzzo, dove spesso città e paesi sono costretti a razionalizzare la fornitura idrica ormai non più soltanto nella stagione estiva, tali progetti dovrebbero solo essere rigettati. Spiace dover constatare che in quella che si professa la Regione verde d’Europa continuino a mettersi in atto interventi e azioni che distruggono, invece di conservare le risorse naturali e specie e habitat tutelati.