Tagliacozzo. Dopo lo spettacolo di danza e percussioni, il battito della Terra, con il Trippitelli ensemble e i danzatori di l’Aquila Danza, la XXXIX edizione del Festival Internazionale di Mezza Estate, stramba decisamente verso la musica cosiddetta “extra-colta”. Questa sera alle ore 21.15 nel chiostro del Convento di San Francesco in Tagliacozzo, sarà il momento del grande jazz con la performance di un caposcuola della tromba, Randy Brecker.
Un concerto, questo, che come d’abitudine avrà il suo preludio letterario alle ore 18, nel Cortile d’arme di Palazzo Ducale, con la presentazione del volume “Assassinio sull’Omnibus 3” di Ferdinando Riccardi e Ornella Massaro, in libreria per le edizioni Arte Stampa, sull’assassinio del commendatore Notarbartolo, considerato il primo delitto di mafia. Il direttore artistico Jacopo Sipari di Pescasseroli che ha firmato il cartellone, realizzato col patrocinio del M.I.C, della Regione Abruzzo, della Città di Tagliacozzo, grazie all’abnegazione del Sindaco Vincenzo Giovagnorio e del suo Assessore alla cultura Chiara Nanni, della Banca del Fucino e della Fondazione Carispaq, ha scelto di affidare questa serata di jazz classico per porre il suo pubblico sulle strade maestre del jazz alla tromba di Randy Brecker che incontrerà l’Orchestra sinfonica Abruzzese, diretta da Valter Sivilotti, con Glauco Venier quale pianoforte conduttore e con gli arrangiamenti di Michele Corcella.
“Il procedere nel tempo di Randy Brecker -ha dichiarato il Maestro Jacopo Sipari – è stato sempre sorretto da una indiscussa, incredibile vitalità, e proprio questo nesso sanguigno e vibrante tra epoche e stili succedentisi – che costituirà l’anima della “scaletta” di brani redatta dal trombettista, è la prima e l’ultima fondamentale caratteristica di questo linguaggio che continuamente rinnova se stesso.
La musica che proporranno descriveranno “Una bellezza che è insieme – per usare le parole del trombettista Henry James, in “The American Scene” – stracciona e cordiale, sfrontata e perfida, e che ha, senza dubbio il suo fascino”. Anima classica il Maestro Sipari, sicuramente conscio di quella frase che Richard Strauss pose in esergo alla sua pagina più famosa, l’Also sprach Zarathustra: “La musica ha sognato per troppo tempo, adesso vogliamo svegliarla. Eravamo sonnambuli: vogliamo diventare sognatori svegli e coscienti”, guardava alla libertà che sognava la generazione di compositori a cui apparteneva Strauss riconosciuta nel jazz, al quale la musica colta europea guardò, ed ecco che nessun musicista, quale lui è non può non farsi conquistare dal vento di questo tipo di invenzione e creatività, che gli ha fatto cercare una proposta che interpetra in modo contemporaneo un luminoso passato.
Randy Becker, insieme all’orchestra, sarà latoredi una combinazione esplosiva fatta di umiltà e integrità, singolare ampiezza dinamica, virtù di intonazione, calore e limpidezza timbrica, sensibilità armonica, invenzione e ornamentazione melodica e rapidità di pensiero, eleganza e agilità ritmica, che permetteranno di offrire alle immortali melodie di George Gershwin, Cole Porter e Duke Ellington, prima un respiro più libero e dinamico, quindi, di cominciare il gioco dell’improvvisazione.
Brecker intavolerà intensi dialoghi con il pianoforte e con l’orchestra, con il suo suono rotondo supportato da una solidissima tecnica, che riusciràa porre in risalto il certo mimetismo strumentale, con quell’interplay, capace di allargare a proprio piacimento la tavolozza sonora, proiettando avanti il linguaggio, senza perdere di vista aspetti essenziali del campo artistico di appartenenza, nella fattispecie l’improvvisazione, l’espressività ritmica e il ritmo, anzi, proprio l’adesione ai concetti ritmici del jazz, la cura minuziosa del sound e il non rinunciare mai, nemmeno in presenza di strutture ampie e vincolanti, alla pratica improvvisativa. Un elegante viaggio ideale nel ripercorrere un pezzo di storia del jazz, attraverso i titoli di Someone to Watch over me, Embraceable you Summertime, That can’t take that way, I’got a crush on you di George Gershwin, per gettare una luce particolare su uno dei padri della scuola americana, attraverso un finissimo racconto in musica che vuol essere un viaggio tra le songs più famose del compositore, un linguaggio capace di travalicare le barriere di classe, a dar vita ad un qualcosa che parlasse il dialetto musicale dell’epoca, mantenendo un’eleganza di forma ed un’ampiezza e varietà di emozione che sembravano dominio esclusivo della musica colta. Il recupero di un metodo di scrittura che prevede l’uso delle triadi, le influenze disparate ma personali, più vicine alla sua anima musicale: la melodia ebraica, il ritmo dell’America Latina, i cliché di Tin-Pan Alley, il blues, Chopin, Liszt e Debussy, da cui tanta musica successiva, in particolare il pop, ha attinto a piene mani.
Seguiranno tre perle di Cole Porter Night and day, I’ve got you under my skin, What is this thing called love, che diventano anche un omaggio sia a Frank Sinatra che ad Ella Fitzgerald, che hanno entrambi riletto il son book porteriano, sottolineando le pulsioni di un’epoca e quel particolare mix da sapiente alchimista che lega la tradizione bianca con quella nera. Finale con il pubblico iniziato ad “Ellingtonia”, con un florilegio di brani tratto dalle sue suite sinfoniche, a cominciare dalla Liberian Suite con “I like the sunrise”, per poi passare a “Come Sunday” dalla Black Brown and Beige, simbolo di unluogo che è certamente il cortile di Harlem, un particolare “cortile”, questo, in cui è racchiusa la variopinta e affaccendata moltitudine umana, il melting pot americano, come in fuga prospettica, sovrastata dal solo di trombone, richiamante atmosfere tristi, remote evocazioni di un passato doloroso, e di contro Caravan, un brano del 1937, firmato da Juan Tizol, trombonista portoricano, un tributo allo spirito esotico delle carovane del deserto, portatrici della filosofia e dell’intera cultura d’Oriente, che chiuderà il programma, insieme a Bakiff. A completare il portrait di Ellington, La plus belle africaine una pagina nata per un live a cape d’Antibes del 1967 e Blue Pepper, il sesto numero della Far Est Suite un brano funky e l’omaggio del duca all’universalità del blues, una pagina semplice e piccante, in cui la formazione ci ricorda certe atmosfere di Sun Ra.
Doppio appuntamento per sabato 12 agosto, con Danilo Rea e Barbara Bovoli, alle ore 12 nella faggeta di Marsia, con un omaggio contaminato ad Enrico Caruso e alle ore 21,30 in piazza Duca degli Abruzzi, il concerto evento di Roberto Vecchioni, prestigiosa tappa dell’ Infinito Tour