Avezzano. Dovrà pagare 3.500 euro di spese legali l’azienda che ha messo nei guai una commessa per aver consegnato gli scarti della frutta e verdura a una donna bisognosa. Alla commessa avezzanese, M.R., addetta alle vendite, era stata contestata l’iniziativa di consegnare gli scarti a una donna bisognosa che, mentre stava gettando i prodotti ortofrutticoli, le aveva chiesto di poterli prendere.
Dopo il provvedimento disciplinare, la donna, ritenendolo ingiusto, si è rivolta all’avvocato Federica Colucci, portando il caso davanti alla magistratura. Il tribunale di Avezzano prima, e la Corte d’appello dell’Aquila a cui la catena di supermercati aveva fatto ricorso, hanno però ritenuto inappropriato il provvedimento disciplinare dell’azienda e riabilitato pienamente la commessa dal cuore troppo grande.
Secondo il collegio di secondo grado, composto dal presidente Fabrizio Riga, con a latere i giudici Anna Maria Tracanna e Massimo De Cesare, “non si comprende perché mai la cessione a terzi a titolo gratuito di merce di scarto destinata dall’azienda allo smaltimento, costituisca un comportamento contrario ai principi etici e del vivere civile, potendo, caso mai, un tale comportamento, ritenersi conforme ai principi di solidarietà ai quali è improntato il nostro ordinamento ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione”.
Inoltre, secondo i giudici, non si comprende perché mai tale comportamento possa essere stato considerato come “sintomatico di un approccio della lavoratrice poco incline al rispetto degli obblighi di diligenza e fedeltà”.
Secondo la sentenza, infatti, poiché lo smaltimento di quei prodotti doveva avvenire mediante conferimento della merce nei cassonetti all’esterno del magazzino (cioè nello stesso luogo in cui è avvenuta la donazione) e poiché la cessione non ha arrecato alcun danno alla società, deve escludersi la violazione sia dell’obbligo di diligenza, sia dell’obbligo di fedeltà.
Infine, che la consegna della frutta e della verdura scartata sia avvenuta a titolo gratuito, emerge dalla stessa contestazione disciplinare nei confronti della commessa, dove si afferma che la donna, “dopo aver effettuato lo scarto del reparto ortofrutta e averlo posto su una pedana, anziché gettarlo nell’apposito contenitore dell’umido, consegnava la pedana a una donna, che caricava il contenuto nel bagagliaio della propria auto, senza però corrispondere alcuna somma di denaro alla commessa”.
La commessa ha avuto quindi ragione davanti alla giustizia e la catena di supermercati è stata anche condannata al pagamento delle spese legali per circa 3.500 euro.