Luco dei Marsi. L’automobilista che ha investito il 70enne di Luco morto due anni fa è stata assolta con formula piena. I familiari della vittima, che sostengono di aver subito un’ingiustizia, ora fanno sapere che si rivolgeranno alla Corte Europea per i diritti dell’uomo.
I fatti risalgono al 18 giugno 2019 quando Pasquale Murzilli rimase vittima di un incidente stradale che avvenne in centro, nei pressi dell’incrocio tra via Torlonia e via Dante.
Il settantenne di Luco, che era in sella alla sua bicicletta, morì qualche giorno più tardi nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Avezzano. L’uomo, stimato e conosciuto in paese come “lo stagnino”, ex operaio della Valenti Nastri, venne travolto da un’auto in pieno centro. Alla guida della Ford Fiesta una 43enne del posto.
La morte del pensionato gettò nel dolore la moglie Annamaria, dipendente della Segen, e le figlie Gina e Sabrina. L’automobilista, dopo le indagini del caso, venne rinviata a giudizio e a distanza di qualche anno il processo, che ha visto l’interessamento anche di periti tecnici, è arrivato a conclusione con una sentenza che non ha visto d’accordo i familiari della vittima. Ora la sorella, Maria Murzilli, assistita dal suo legale, Nicolino Sciarra, insieme agli altri familiari promettono battaglia.
“Il corpo di mio fratello”, racconta la donna, “venne trascinato per 13 metri mentre la bici proiettata a 22 metri dal punto di impatto, e il tribunale di Avezzano ha assolto l’imputata con formula piena. Di legge non comprendo un granché”, spiega, “però credo che si sia verificata una ingiustizia perché, anche se la strada percorsa da mio fratello aveva un discutibile segnale di stop verticale posto a 7 metri dalla intersezione, non vi era alcuna segnaletica orizzontale e lui proveniva da destra a passo d’uomo”.
“Il giudice”, spiega il legale, “ha accolto in pieno la richiesta del pm che, sconfessando in le conclusioni del perito, ha chiesto l’assoluzione”.
“Comunque sia”, assicura la sorella della vittima, “anche se ho poca fiducia nell’attuale giustizia italiana, spero vivamente che tale sentenza venga rivista da qualche giudice superiore così che mio fratello possa avere giustizia e riposare in pace. Non ci arrenderemo”, conclude la signora Maria, “e andremo avanti fino alla Corte europea per i diritti dell’uomo”.