Avezzano. La casa di cura Di Lorenzo di Avezzano ha compiuto 100 anni e negli anni si è affermata come punto di riferimento per la sanità dell’intera provincia dell’Aquila e non solo. Da quel 15 gennaio 1922, quando la società venne costituita grazie alla lungimiranza e alla professionalità di un gruppo di medici, è passato un secolo, la medicina è cambiata e sono arrivate le nuove tecnologie.
Anche la casa di cura Di Lorenzo è profondamente cambiata nel corso degli anni, si è trasferita, ha aperto le porte a nuove specializzazioni e ha decuplicato il proprio personale. Da quel 15 gennaio, insomma, passo dopo passo la struttura sanitaria della città è cresciuta e con lei i posti letto, il personale e i macchinari a disposizione. Tutto è raccolto nel grande album della casa di cura che inizieremo a sfogliare insieme.
I RICOVERI E I POSTI LETTO. Dopo la nascita della società si iniziò a lavorare per aprire e far partire i primi ricoveri. Il 25 giugno del 1922 le porte della casa di cura si spalancarono per accogliere i pazienti. Nel mese di giugno ci furono tre ricoveri, nel mese successivo divennero 16, ad agosto se ne contarono 17 e poi ancora otto a settembre, tre a ottobre, quattordici a novembre e nove a dicembre. Nei primi sei mesi di attività, quindi, vennero registrati ben 70 ricoveri che raddoppiarono l’anno successivo. Nel 1923, infatti, secondo quanto riportato nei registri ancora oggi conservati dall’amministratore Lucia Di Lorenzo, i ricoveri divennero 150. L’evoluzione della casa di cura Di Lorenzo fu molto veloce. I 15 letti che si registravano nel 1922 sul finire degli anni ’90 divennero 150 e il personale, di conseguenza, passò da 7 a circa 70 unità. Oggi la casa di cura ha 70 posti letti e 130 operatori fra medici e paramedici. Nel 1923, poi, la casa di cura si spostò da via Garibaldi all’immobile di via Amendola donato da Maria Micangeli, moglie del fondatore Nicola Di Lorenzo.
IL PERSONALE. Ad assistere i pazienti furono proprio i cinque medici che fondarono la casa di cura – il chirurgo Nicola Di Lorenzo, il dottor Cesare Polidori, il dottor Paolo Zeri, il dottor Ugo Piccinini e il dottor Amedeo Facchini – i quali godevano già di piena stima da parte di tante persone del territorio. Insieme a loro c’erano degli infermieri, che si occupavano un po’ di tutto, e le suore che si prendevano cura per lo più dei pazienti con dedizione e professionalità. Le cose cambiarono poi con il passare degli anni. Nel 1970, infatti, oltre ai medici Pietro e Toto Di Lorenzo collaborano con la casa di cura Elio Croce, anestesista e medico di laboratorio, e alcuni consulenti del territorio.
LA GUARDIA MEDICA. Curiosa fu la gestione della guardia medica che era incentrata sull’accensione di una luce rossa fuori dalla porta della struttura. Pietro e Toto Di Lorenzo, tornando a casa dopo cena, dovevano passare puntualmente davanti alla casa di cura per una sorta di reperibilità quotidiana. Se trovavano la luce rossa accesa entravano perché voleva dire che c’era bisogno di loro, se era spenta invece se ne andavano a dormire.
Nel 1972 con l’arrivo dei dottori Carlo Ranalletta e Angelo Petroni venne poi istituito il servizio di guardia medica permanente. Un servizio molto importante per il territorio che fece crescere la struttura sanitaria. Spesso però i medici non ritenevano vi fossero emergenze in corso e così, durante la guardia, se ne andavano a vedere un film all’adiacente Cinema Impero e, in caso di urgenza, l’ostetrica o la suora di guardia andavano a chiamarli direttamente nella sala cinematografica. Guardie di altri tempi!
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