Avezzano. In seguito al pezzo pubblicato stamattina sul nostro giornale, dove ci veniva segnalato il rinvenimento di alcuni cani da caccia con il radiocollare, interviene Antonio Campitelli, presidente dell’associazione regionale venatoria “Libera Caccia Abruzzo”.
La pratica descritta nella segnalazione, dice Campitelli, non solo non è adoperata sul Salviano, ma da nessuna parte in Italia, e ribatte punto per punto spiegando il perché secondo lui e l’associazione che rappresenta, la segnalazione oltre ad essere faziosa e pesantemente diffamatoria nei confronti della categoria che rappresenta, presenta numerose inesattezze.
I cani sono tutti microchippati, e quindi il rinvenimento di un cane da parte di qualcuno farebbe immediatamente ricondurre al proprietario che sarebbe perseguibile penalmente per abbandono. La stessa cosa accadrebbe se un cane non fosse microchippato e, durante l’addestramento o l’attività venatoria, le forze preposte ai controlli verificassero la mancata apposizione del microchip. I collari gps menzionati nell’articolo, hanno una carica che dura uno o massimo due giorni. Il collare stesso ha un costo di diverse centinaia di euro. A quale proposito un cacciatore intenzionato ad abbandonare un cane che non sa se recupererà mai dopo settimane, lascerebbe al collo un collare che vale 600-700 €, sapendo che comunque quello non sarebbe funzionale al ritrovamento dello stesso? Oltre al valore affettivo che i cacciatori, come qualsiasi altra persona, nutre nei confronti del proprio cane, c’è anche un valore economico fatto di spese per crescere, curare e addestrare il cane alla caccia, e il relativo tempo che vi si è dedicato. Vi sembra normale che una persona, dopo tante spese e tanti sacrifici, possa lasciare il suo cane alla mercé dei predatori presenti in montagna? La presenza dei lupi in quei posti comporta che un cane non recuperato difficilmente riesca a sfuggire alle prede per più di qualche giorno.