Il caso Neurochirurgia di Avezzano continua a tenere banco nel mondo politico sociale e sanitario. Il servizio operatorio è stato sospeso e trasferito all’Aquila con una lettera del primario professor Renato Galzio a causa della carenza di chirurghi ad Avezzano.Ma Galzio respinge il mare di accuse che lo ha avvolto nelle ultime ore. “Nessuno mai ha parlato di chiusura di un reparto, non se l’e’ sognato nessuno, il documento inviato non era altro che una proposizione interna per la sospensione delle sedute chirurgiche per una quindicina di giorni”. Galzio, coordinatore dell’Unita’ operativa di Neurochirurgia dell’ospedale dell’Aquila e di quello di Avezzano, additato secondo alcuni rappresentanti politici di Avezzano come colui che attraverso un ordine di servizio ha chiesto il trasferimento dell’equipe chirurgica del reparto di Neurochirurgia di Avezzano a quello dell’Aquila, decretando di fatto la chiusura per il primo presidio. Un’accusa che il neurochirurgo rimanda al mittente. “Quello che e’ stato riportato dagli organi di informazione non rispetta la verita’ – ha detto Galzio – perche’ si tratta di una proposta e non di un ordine di servizio che peraltro deve essere avallato dalla direzione generale della Asl che e’ bene ricordare abbraccia l’Aquila, Sulmona ed Avezzano. Si tratta di uno stop momentaneo per razionalizzare al meglio le risorse che sono rimaste dopo i trasferimenti in altre Asl e pensionamenti che hanno riguardato medici appunto della Neurochirurgia. E’ bene precisare che noi intendiamo garantire al massimo ogni prestazione”. Galzio ha sottolineato come ormai “e’ consuetudine la collaborazione dl personale medico all’interno della stessa Asl, tant’e’ che nessun paziente non si e’ mai lamentato. Gli ultimi interventi eseguiti, guarda caso – ha detto ancora Galzio – hanno visto come pazienti, soggetti residenti ad Avezzano, allora di che cosa stiamo parlando?”. “Qui non siamo abituati a fare politica o a ricercare consensi ma a lavorare in squadra, senza alcun campanilismo, per rendere sempre piu’ efficace un servizio sul quale le risorse sono sempre piu’ scarse e vincolate a rigidi protocolli”. Il direttore sanitario della stessa Asl dell’Aquila, Libero Colitti ha espresso “piena fiducia sull’operato del professore Galzio”, sottolineando che “le decisioni sono state prese in pieno accordo”.
Sulla questione, però, il mondo politico avezzanese chiede più chiarezza. Il gruppo consigliare Rinnovamento e partecipazione, composto da Gino Milano, Vincenzo Paciotti, Roberto Verdecchi e coordinato da Lorenzo Fracassi, sostiene che: “Il 20 ottobre 2010, nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la ASL di Avezzano, alla quale hanno partecipato il prof. Galzio, il direttore generale Silveri, il direttore sanitario Colitti e la direttrice sanitaria Cipollone, si garantiva il mantenimento nel capoluogo marsicano del reparto di neurochirurgia e, contemporaneamente, si annunciava l’istituzione entro due mesi dell’Emodinamica. Su precisa domanda del consigliere regionale Gino Milano, il dott.. Silveri confermava il mantenimento dei posti letto di neurochirurgia e il Prof. Galzio assicurava la sua operatività ad Avezzano, a condizione che gli fossero messe a disposizione le adeguate risorse umane e logistiche. Nei mesi successivi neurochirurghi di Avezzano e dell’Aquila si trasferivano intanto in ospedali della costa abruzzese , nè sembravano migliorare le condizioni logistiche di Avezzano. A seguito di ciò, il 31 Gennaio 2011 il Prof. Galzio chiude il reparto di neurochirurgia nella Marsica generando, inspiegabilmente, lo stupore e la reazione scomposta del Sindaco di Avezzano e di Consiglieri Regionali del PDL . Ma cosa è cambiato dal 20 Ottobre ad oggi? Come mai il primario, il direttore generale ed il direttore sanitario non sono stati posti in grado di mantenere gli impegni assunti? E chi, oggi, dovrebbe darcene spiegazione se non proprio gli stessi soggetti che manifestano tanto stupore e tanta veemenza ? Non sono , forse, loro stessi gli amministratori locali e regionali che ci governano? Sono , oltretutto, anche medici, pertanto esperti operatori del settore : chi meglio di loro avrebbe potuto e dovuto vigilare, scovare le risorse e creare le condizioni perché quell’impegno preso in Ottobre divenisse realtà concreta? Cosi ci sentiamo presi doppiamente in giro. La legittimità dell’agire del Prof. Galzio andava verificata in corso d’opera, prima cioè, che si arrivasse alla chiusura della Neurochirurgia di Avezzano. I governi della città e della regione trattano in questo modo la sanità sul territorio, la salvaguardia della salute che resta diritto primario del cittadino. Non è con lo stupore che si soddisfano i diritti del malato. Non vorremmo essere ripetitivi, ma, per l’ennesima volta, assistiamo alla chiusura dei reparti e ad “una fuga di cervelli” dai nosocomi del nostro territorio senza che i rappresentanti politici di maggioranza ne abbiamo oculata contezza”.