Avezzano. Commemorazione del terremoto del 13 gennaio 1915 al monumento eretto lungo la via del Salviano. Sono intervenute autorità civili e militari, oltre al vescovo dei Marsi Pietro Santoro. L’invito del vescovo è stato ad assumere «l’etica del benecomune». «La tragedia», ha affermato il vescovo, «entra nel mistero grande della partecipazione alla morte di Cristo. Non possiamo limitarci a una cerimonia». L’invito è quello di «assumere la storia della nostra Marsica per calarci nella responsabilità dell’oggi». «Dal momento che si vive nel tempo dell’indifferenza», ha aggiunto il vescovo Santoro, «bisogna essere capaci di assumere e guardare il dolore degli altri. Questa è la prima grande lezioni. 30mila sembra solo un numero, ma sono volti, di bambini, anziani, mamme, sacerdoti. Per questo bisogna assumere il dolore di ogni persona. C’è poi la dimensione della ricostruzione dopo il 1915, ma un popolo si ricostruisce continuamente. Cambiano le stagioni storiche ma la costruzione della nostra terra deve essere continua, e passa per due dimensioni: la dignità della persona che oggi qui come altrove si chiama lavoro, e la cultura dell’etica della responsabilità, perché un popolo rinasce se cammina assumendo l’etica del bene comune. E questo veste di responsabilità ognuno di noi». Per il sindaco Antonio Floris, «una cerimonia di questo genere deve andare oltre alla ripetitività, spesso stanca, delle solite cose. Deve avere un significato che non si limita alla commemorazione anche di chi fu strappato ai loro dolori della terra martoriata e cioè anche di chi scampò alla furia della natura (terremoto) ma non a quella dell’uomo (guerra). Il terremoto del 1915 ha dimostrato che da eventi così drammatici si può rinascere e si può continuare a vivere. La storia non comincia, né finisce, in quella tragica alba. È la storia di chi, dopo aver perso tutto, si è rimboccato le maniche per ricominciare da capo, come accade anche nella vita di ogni uomo. Bisogna essere in grado di affrontare la nostra esistenza anche in quei casi», ha aggiunto Floris, «nelle situazioni drammatiche, per costruire qualcosa di nuovo, che cambi se stessi e gli altri. Non deve arrivare l’emergenza affinché un popolo e un essere umano dia il meglio di sé». Il presidente della Provincia, Antonio Del Corvo, ha invece parlato della necessità di rinnovare la politica dell’edilizia scolastica, parlando di «un atto di impegno da parte delle pubbliche amministrazioni nel giorno del ricordo. Questa di oggi», ha affermato Del Corvo, «è la giornata del ricordo, ma per chi rappresenta la pubblica amministrazione deve essere anche un atto di impegno per il futuro. Mi riferisco alle giovani vittime di quel terremoto e di quelli che sono seguiti, come all’Aquila. Se fosse la tragedia del 6 aprile fosse avvenuta nelle ore scolastiche, ci sarebbero state centinaia giovani vittime. L’obiettivo ora», ha aggiunto, «è mettere in sicurezza le scuole. E’ un impegno che abbiamo preso e che vogliamo portare a termine».