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Elezioni, la Panei si racconta: la nostra terra deve mettere a sistema le sue potenzialità per crescere

Redazione Attualità di Redazione Attualità
2 Marzo 2018
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Avezzano. A poche ore dalla chiusura della campagna elettorale Lorenza Panei, candidata alla Camera per la Coalizione di centrosinistra per i territori dell’Aquila-Marsica-Alto Sangro racconta la sua esperienza politica e i suoi obiettivi per rilanciare la sua terra. Manager aziendale, 51enne, è scesa tra la gente per confrontarsi su tematiche chiave per il territorio e per capire da vicino le esigenze di chi ogni giorno vive la provincia dell’Aquila e l’Abruzzo. L’abbiamo raggiunta tra un impegno e l’altro della campagna elettorale, mentre si prepara allo sprint finale.

Siamo agli sgoccioli di una campagna elettorale lunga, arrabbiata e per certi versi anomali. Cosa ha percepito incontrando la gente e dialogando con le istituzioni?

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Ho riscontrato tra i cittadini dubbi, malumori, certamente legati ai sacrifici che tutti noi siamo stati chiamati a fare e anche per scelte obbligate che il governo ha dovuto assumere e che in certi casi non sono state condivise e anzi oggetto di dure critiche, ma anche la voglia di stabilità e di “pacificazione”. Ho notato che l’onda alta dello scontento è derivata e amplificata da campagne populiste ad hoc, sotto gli occhi di tutti. Nel dialogo con le persone siamo nella maggior parte dei casi approdati a conclusioni equilibrate: non tutto è stato fatto e non tutto è stato fatto bene, ma non dimentichiamo che questo partito ha dovuto farsi carico di una situazione disastrosa nel momento in cui gli artefici di tanti danni invece si defilavano e altri facevano solo “propaganda contro”, senza uno straccio di proposta per salvare l’Italia dal caos. Anche riguardo alle istituzioni: la battaglia per la “quadratura del cerchio” è sempre impegnativa, ma proprio perché molto è stato avviato ho riscontrato il desiderio di stabilità e di poter passare ora allo fase  successiva, all’attuazione e gestendo politiche di crescita, oggi finalmente possibili.

Ha iniziato la militanza politica nelle stanze del Pd locali e poi ha rappresentato il territorio al livello provinciale e regionale. Il salto verso Roma la spaventa?

Paragono spesso la mia vita a un’autostrada a doppia corsia, l’amore per il mio lavoro è sempre stato affiancato, di pari passo, dalla passione politica. Gli anni dell’esperienza negli ambiti provinciali e regionali del Pd, in particolare tra la gente, nel cuore degli avvenimenti, delle realtà concrete, mi hanno consentito di acquisire una formazione e delle consapevolezze, inclusa quella di poter dare, con umiltà ma “armata” delle mie capacità, un contributo di valore per la nostra terra e il nostro Paese anche nelle sedi istituzionali romane.

Con le quote rosa la presenza delle donne in politica è diventata per certi versi un obbligo. Per chi, come lei è da tempo impegnata in politica, questo rappresenta un vantaggio o uno svantaggio per l’universo femminile?

La politica è stata principalmente “al maschile” per lunghissimo tempo, ed è per questo che le norme varate per permettervi un più agevole accesso anche alle donne sono ottime; ai detrattori o a quanti criticano la legge, vorrei segnalare il fatto che le donne chiamate alla rappresentanza politica, sono scelte, o dovrebbero, ma questo sta alle libere valutazioni dei partiti, per le loro qualità e competenze. Non dovrebbe esservi l’ombra di una presenza “Per legge”. Sebbene ancora vi sia da fare parecchio al riguardo, il mio auspicio è che questa parità sia presto talmente ovvia, “normalizzata”, che possiamo guardare alle differenze di sensibilità e di genere solo per gli aspetti che possono arricchire il lavoro comune, in politica come negli altri ambiti. Sono convinta, per carattere e formazione, che la differenza debbano farla le capacità, e mi auguro che molto presto tutti, uomini e donne, possiamo misurarci unicamente con questo metro.

In questa campagna elettorale si è parlato molto dell’assenza e dello scarso interesse dei giovani che spesso esprimono le loro opinioni solo sui social. Alla base di tutto ciò secondo lei cosa c’è? E servirebbe riavviare una formazione interna ai partiti per avvicinare i ragazzi e coinvolgerli nella gestione della cosa pubblica?

I giovani oggi hanno altri strumenti e altre forme di comunicazione, di acquisizione delle informazioni, di rielaborazione e di scambio. Non comprendere questo significa essere fuori dalla storia, dalla loro, soprattutto. Significa non comprenderli, ma anche non farsi comprendere. I mezzi attuali, per loro natura e impostazione, non invitano ad approfondimenti, a lasciar decantare i concetti, a una interiorizzazione degli stessi più, possiamo dire, critica, come poteva avvenire con gli strumenti di comunicazione e per l’apprendimento classici. Certo, il disamore e la sfiducia che oggi permeano una certa fetta della società non aiutano a stimolare l’interesse delle nuove generazioni alla politica stessa, a un approfondimento reale della sua natura e delle idee, dei suoi valori fondanti nelle sue diverse forme. Spesso ci si ferma alla superficie, all’immagine, a ciò che fa presa immediatamente. Ritengo che riavvicinare i giovani a essa, attualizzando anche i metodi della formazione  e del confronto, sia fondamentale, perché una distanza dei giovani dalla politica che si fa esponenziale, e la perdita della sua dimensione essenziale, siano un pericolo non solo per la mancanza di un reale ricambio nella classe dirigente del Paese, ma anche una vera minaccia per la stessa democrazia. Ben venga, allo scopo, anche l’iniziativa interna ai partiti, sempre che sia improntata alla qualità.

Avezzano e la Marsica sono a un bivio, dopo la grande crisi economica che ha svuotato il nucleo industriale si iniziano a vedere dei piccoli spiragli di speranza. Quale strada bisognerà percorrere?

Il nostro territorio ha sofferto le ricadute della crisi attraversata dal Paese, scontando anche criticità accumulatesi nel passato e mai affrontate. Infrastrutture, formazione, innovazione, competitività, strategie territoriali di ampio respiro, in grado di ridefinire le trame territoriali, sono per me gli elementi costitutivi e indispensabili per un’azione politica che sostenga la Marsica e l’aiuti a uscire dalle “secche” della crisi e a fare finalmente anche un salto di qualità, per quanto riguarda  l’industria, l’agroindustria e i servizi. Dall’istituzione  di una Zona Economica Speciale, in stretto collegamento con il centro di intermodalità di Avezzano, nodo stradale e ferroviario tra Roma e Civitavecchia, Napoli, l’Adriatico e con i porti di Ortona e Vasto, alla definizione di una fiscalità in grado di incentivare gli investimenti e di sostenere le produzioni sui mercati mondiali, attraverso la contestuale realizzazione di sistemi infrastrutturali efficienti che assicurino scambi e mobilità di uomini e merci con tempi e costi competitivi, in linea con i migliori standard europei, la strada maestra per consentire ai nostri produttori di restare sui segmenti più evoluti del sistema economico globale e incentivare la crescita. Sarà decisivo, per affinare eccellenze attraverso percorsi formativi di livello e radicare le aziende al territorio, il rapporto tra le istituzioni e i centri di ricerca pubblici, le Università, i poli di alta formazione come il GSSI, oltre che  della ricerca industriale privata in capo allo stesso sistema produttivo.

Si sta puntando molto sullo sviluppo delle bellezze del territorio in particolar modo sulla valorizzazione dei beni archeologici e paesaggistici. Ha una ricetta per favorire tutto questo?

Il nostro territorio sta ridefinendosi non più solo come terra di agricoltura e di industria,  ma anche giacimento di beni archeologico-monumentali e laboratorio per imprese culturali. Sono fermamente convinta che la creazione di una rete ben strutturata possa dare impulso a una trasformazione in grado di fare da propulsore all’economia del nostro territorio; penso a un sistema che coniughi la valorizzazione dei luoghi d’arte, dei beni archeologici, delle bellezze naturali, le riserve, le aree protette, come la rete dei cammini e sentieristica peculiare, ma anche le opere d’ingegno che si sono innestate sull’ambiente, trasformandolo, come ad esempio quella attuata per il prosciugamento, sostenuto da infrastrutture e servizi adeguati. Questo processo di cambiamento epocale dal mio punto di vista è già iniziato, e per me l’azione politica deve essere far sì che il comparto turistico-culturale diventi uno straordinario volano dell’economia territoriale, attraverso il recupero e la valorizzazione di identità, cultura e storia, certamente, ma anche con un’attenta progettazione e con la messa a disposizione degli attori principali – aziende, associazioni, enti, imprenditori – di tutti gli strumenti utili allo scopo. Va promossa la cooperazione tra tutti i portatori d’interesse e la messa a sistema di un circuito che metta in luce e promuova ogni elemento caratteristico della nostra terra, naturale, culturale, artistico-storico che sia.

A pochi giorni dalla chiamata alle urne cosa si sente di dire ai suoi elettori?

Ricordiamoci da dove siamo partiti, da quel 2012 che ha rappresentato il peggio della storia del nostro Paese.  Il 4 Marzo siamo chiamati a scegliere le persone che meglio sapranno rappresentare il nostro territorio ed i bisogni di esso. Pensiamoci. Dal 5 queste persone dovranno prendersi cura della nostra terra ed indietro non potremo tornare.

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