Avezzano. Amore e responsabilità i temi centrali trattati nell’incontro con la grande scrittrice, saggista, giornalista Dacia Maraini al Galilei. L’vento, dal titolo “Parlando con Dacia” si è tenuto giovedì pomeriggio e si è aperto con la presentazione del preside, Corrado D’Avolio e la coordinazione del vicepreside, Sandro Tuzi. Il preside ha parlato di responsabilità come tema fondamentale a cui si possono ricondurre tutte le pagine di un romanzo molto interessante. Il dibattito ha toccato vari temi e sono intervenuti i ragazzi aspiranti giornalisti del Liceo Classico, le docenti, gli estimatori dell’autrice e gli appassionati di lettura. “Il senso di responsabilità” , dice l’autrice, “e l’amore consapevole, portano a una vita felice, una famiglia felice, una società felice. Ci vuole necessariamente una coscienza nel comprendere le conseguenze del nostro agire. In una società di uso e consumo in cui si è arrivati ad applicare la mentalità economico commerciale anche ai sentimenti, risulta difficile camminare insieme verso la felicità”.
La storia del romanzo parla di tre generazioni, rappresentate attraverso tre donne, madre, figlia e nipote, che rispecchiano un mondo interiore antitetico e discontinuo nel percorrere le varie tappe della vita, autonomo e individuale. In tutte e tre le storie però c’è come l’impossibilità di essere davvero felici, di essere corrisposti nell’amore, ma anche di comprendere cosa sia effettivamente. La donna di sessant’anni, la madre, ricorda un po’ Mirandolina di Goldoni, così diplomatica ed opportuna, ma sempre fedele ed integra con se stessa. La figlia invece, molto intellettuale e romantica, tanto da rifiutare la tecnologia, appare una sognatrice che si trova a portare avanti una storia d’amore in cui si scopre a crederci da sola. La ragazza di diciassette anni che invece non ha nessuna certezza di continuità, che vive seguendo il motto del “carpe diem” e che non capisce l’importanza di fare progetti. Dopo la tragedia, invece, capirà. Un libro tutto da scoprire, attraverso un intreccio generazionale di situazioni diverse. L’autrice, interpellata, parla anche di eros e di possesso, di un amore tra virgolette che invece si scopre profondo senso di impotenza e fragilità di un uomo a cui manca il possesso della donna, come era anticamente. Lo stupro non esiste in natura, è nato con le guerre, quando si voleva umiliare le donne, anche quelle straniere. Infine Gesù Cristo, il primo rivoluzionario che, dopo la resurrezione è comparso a tre donne , in tempi in cui a loro, per legge, era assolutamente vietato testimoniare. Non poteva mancare un accenno ad Anna Frank soprattutto a ridosso del giorno della memoria, ai campi di concentramento e l’aberrazione dei luoghi dell’orrore. L’ incontro è stato il primo di una lunga serie dal titolo “Discorsi d’autore”, curato dalla professoressa Antonella Tuzi come corso di formazione per i docenti. Monica Virgilio