Cappadocia. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin arriva nella Marsica e benedice l’uscita dal commissariamento dell’Abruzzo. L’esponente Ncd del governo Renzi è arrivata a Cappadocia per una tre giorni tutta dedicata alla politica, ma anche alla sanità. Nell’ambito dell’assemblea per la Costituente di Roma Popoplare ospitata all’hotel Bucaneve della località montana di Camporotondo, comune di Cappadocia, la Lorenzin ha parlato di sanità, della situazione amministrativa di Roma, del referendum e del fertility day. Un via vai di politici e sostenitori sta affollando la sala convegni dell’albergo nel cuore delle montagne marsicane. Oltre al ministro sono arrivati a Camporotondo: l’ex ministro Maurizio Lupi e poi l’onorevole Filippo Piccone, il coordinatore provinciale di Ncd, Massimo Verrecchia, Fabrizio Cicchitto e numerosi parlamentari ed esponenti del centrodestra. Presenti anche le autorità locali, il sindaco di Tagliacozzo, Vincenzo Giovagnorio e l’ormai ex sindaco di Cappadocia, Lucilla Lilli, che ha partecipato all’incontro proprio qualche ora prima del consiglio comunale che le ha votato la sfiducia.
Salute e Abruzzo. Il ministro, durante il suo intervento, ha commentato positivamente anche la recente uscita dal commissariamento. “L’Abruzzo ha riportato non solo un equilibrio di bilancio”, ha dichiarato, “ma anche i livelli essenziali di assistenza, per cui io ho firmato la prima uscita dal commissariamento e ciò è avvenuto perché in questa regione hanno messo in regola i percorsi nascita e soprattutto sono riusciti a raggiungere i livelli essenziali di assistenza da poterne garantire i servizi. Sono molto contenta perché per noi è il primo caso in Italia e spero sia un monito alla buona volontà anche per le altre Regioni”, conclude, “nei prossimi tre anni, noi continueremo a monitorare, perché bisogna continuare a garantire uno standard di qualità.
Il caso di Sulmona. E proprio su uno dei casi più emblematici legati alla chiusura dei piccoli punti nascita, come quello di Sulmona, la Lorenzin ha ribadito che “strutture con meno di 500 parti annui non possono restare aperte”. “Il punto non è il risparmio, non ci interessa sui parti. Il punto è mettere in condizione la donna e il bambino di avere la sicurezza. Le Regioni”, ha spiegato, “possono ottenere delle deroghe per le località montane se ci sono dei requisiti. Il primo è che il punto più vicino deve essere un tot di chilometri, altrimenti non ha senso. Il secondo è che riescano a garantire un h24 pediatrico e l’assistenza neonatale”, ha aggiunto, “se c’è veramente una realtà che sta sul cucuzzolo di una montagna, lontano da tutti, non ha neanche senso fare questi sforzi, perché se portiamo un pediatra e un ematologo dove nasce un bambino ogni sette giorni, non sono più in grado di lavorare come si deve. Su questa vicenda di Sulmona io so benissimo di tutte le proteste che ci sono state”, ha spiegato, “ma la Regione ha preso una decisione in base alla rete delle nascite che ha messo in campo”.
Fertility Day. La ministra si è soffermata anche sulla campagna del Fertility day, differenziando il significato di questa da quelli che poi potranno essere e sono i tagli e gli investimenti sulla sanità “Il fertility day è una campagna di prevenzione sulla fertilità, causata da una serie da infezioni, patologie, malattie sessualmente trasmissibili”, ha spiegato, “visite come il pap test, il controllo del papilloma virus sul collo dell’utero sono inserite all’interno dei protocolli che la regione deve garantire ai fini della prevenzione. La regione stessa manda delle lettere di richiamo per la mammografia, che non mette la paziente “in attesa”, ma programmata la visita ben una volta l’anno. Non si tratta di tagli, ma di organizzazione delle singole regione e delle singole strutture.
Referendum. In conclusione, in relazione anche al dibattito che si è svolto nel pomeriggio, la Lorenzin ha concluso parlando di referendum. “Ci sono due motivi principali per votare sì. Il primo: superare il bicameralismo perfetto, che garantisca un percorso dell’iter di legge più pratico, più veloce e più moderno. Solo così ci potrà essere un rapporto più efficiente tra potere legislativo e esecutivo. Secondo, il Titolo V, sul quale sorgono una serie di conflitti di legislazione su problemi, politiche nazionali, tipo energie, politiche che riguardano tutto il paese. Quasi in tutti i Paesi Europei, il sistema è monocamerale, in Italia che si è sviluppato con i Costituenti che hanno agito anche con il ritmo di prevenire un eventuale totalitarismo. @RaffaeleCastiglioneMorelli