Avezzano. Il concorso per salvare Neurochirurgia era stato autorizzato più di un anno fa, ma le procedure sarebbero state avviate solo recentemente e rallentato infine da alcune rinunce. Se le procedure fossero state avviate subito, ora non ci sarebbero problemi. A denunciarlo è il consigliere regionale Emilio Iampieri, in prima linea per difendere la sanità del territorio. “Vista la carenza di personale in entrambi i reparti di neurochirurgia, sia di Avezzano che dell’Aquila, con iniziativa del direttore della Unità operativa di Neurochirurgia Renato Galzio”, afferma Iampieri, “si decide di chiudere uno dei due reparti a danno dell’altro e guarda caso, a rimetterci è quello di Avezzano e i dirigenti medici in servizio ad Avezzano vengono chiamati a svolgere il loro orario di servizio presso la sededell’Aquila. Il tutto di concerto e in pieno accordo con la direzione aziendale, un concerto e un accordo che si manifesta in quale provvedimento?
La questione grave, tuttavia, è un’altra: la Regione Abruzzo”, rivela Iampieri, “ha già autorizzato nella primavera 2015 l’assunzione a tempo indeterminato di un terzo neurochirurgo da destinare da Avezzano attraverso lo scorrimento del concorso del 2014, ma nessuno ha fatto richiesta se non recentemente. Perché il primario non ha formalizzato subito tale richiesta e si accorge solo ora delle carenze di personale? Perché non è stata utilizzata prima questa opportunità che la Regione aveva dato a Neurochirurgia, negandola ad altri reparti? Perché solo adesso”, si domanda il consigliere regionale di centrodestra, “con l’approssimarsi delle ferie, si coglie l’occasione per rilevare una condizione di emergenza che era facilmente prevedibile e affrontabile con la necessaria tempestività mentre si preferisce chiudere “temporaneamente” e spostare tutte le risorse umane all’Aquila? Non vorremmo pensare che dietro questa chiusura ci sia stata una regia finalizzata a chiudere il reparto. Noi pretendiamo una risposta dal direttore Galzio e dal manager Rinaldo Tordera”.
Dure anche le accuse dei sindacati. Giovanni Cambise, della Cgil Fp, sostiene che “la situazione del reparto di neurochirurgia appare ormai palesemente grave poiché con un atto unilaterale il direttore dell’Unità operativa complessa ha provveduto alla chiusura del reparto di neurochirurgia adducendo delle motivazioni che sono tutte da verificare oggettivamente e che alla Cgil non risultano. Risulta invece”, afferma Cambise, “che l’atto amministrativo posto in essere dal direttore neurochirurgo in questione è palesemente illegittimo per incompetenza in quanto l’emanazione è di competenza della Direzione Strategica della Asl. Pertanto la Cgil proporrà il ricorso ai giudici competenti, e stà valutando l’opportunità di presentare una denuncia alle autorità giudiziaria. Ci sono altri fatti che dovranno emergere nella gestione dell’Unità operativa sopra citata , e non solo, poiché è da mettere in discussione una fase amministrativa che ha portato al disfacimento territoriale della sanità pubblica con un aumento del debito pubblico.
Tanti i soggetti che hanno taciuto mentre assistevano distratti a questa ecatombe, nelle strutture sanitarie si respira un aria da regime autoritario dove si annidano interessi personali e dove gli operatori vengono spesso abbandonati.
La Cgil dice “basta a questo stato di cose, e invita il nuovo Direttore Generale dott. Rinaldo Tordera ad un cambio di passo e di discontinuità con le precedenti gestioni iniziando a disfarsi del cerchio magico posto in essere da dirigenti, movimenti sindacali e soggetti diversi che hanno fiaccato questo territorio dove i mancati controlli di gestione sono stati all’ordine del giorno”.
In autunno la Cgil metterà in campo una serie di iniziative forti fra tutte “La Giornata della Giustizia e della Legalità” che avranno l’obiettivo di riportare al centro dell’attenzione della cittadinanza e degli operatori sanitari la questione della legalità e della giustizia.
Legalità totale perché “questo è ciò che si meritano i nostri cittadini, fuori dal sistema nepotismi abusi ed introiti, fuori dal sistema intere famiglie imboscate in barba a chi con umiltà lenisce il dolore di chi soffre”. Pertanto si chiede alle istituzioni “una maggiore presenza e presa di coscienza al fine di ricostruire una Sanità di qualità al servizio del cittadino”.