Cappadocia. Scoprire cosa c’è dentro le spelonche dedicata alla nobildonna romana è la missione del Gruppo Grotte e Forre Abruzzo. Grazie a una convenzione con il comune di Cappadocia Guglielmo Di Camillo, responsabile del Gruppo, e i colleghi speleologi entreranno nelle grotte di Cappadocia per documentare, fotografare e ricercare. Gli interventi partiranno a breve e contemporaneamente inizieranno anche i corsi di spelelogia per gli appassionati. “Dopo una pausa obbligata le grotte dedicate a Beatrice Cenci hanno riaperto le porte ai visitatori grazie agli interventi tempestivi del comune di Cappadocia e dell’ente montano”, ha precisato Di Camillo, “il nostro gruppo si sta già attrezzando per partire con le attività convenzionate. A breve inizieremo con la ricerca, documenteremo tutta la morfologia dei luoghi e avvieremo dei corsi e dei progetti per avvicinare il pubblico al mondo della speleologia”. Le grotte di Beatrice Cenci sono sicuramente più conosciute delle altre perché sono una delle tre grotte turistiche della nostra regione, insieme alla grotta del Cavallone e la grotta di Stiffe. Le grotte sono state utilizzate come ovile fin dall’epoca del bronzo ed esplorate e descritte già nel XIX secolo. Tracce di questa assidua frequentazione sono evidenti sulle pareti, annerite a tratti dal fumo di torce improvvisate. Resti di manufatti antichi in legno e ferro sono stati trovati e rimossi prima dei lavori per lo sfruttamento turistico. Sono stati ritrovati frammenti di ceramiche dell’età del Bronzo. Venne identificata erroneamente con la grotta in cui sarebbe stato imprigionato dai briganti nel 1598 Francesco Cenci, poi liberato dalla figlia Beatrice; in realtà la rocca dei Cenci non si trova presso Petrella Liri, ma a Petrella Salto (Rieti). La grotta fu esplorata e descritta, nel 1892, da I.C. Gavini e G.Voltan. Negli anni ‘90 la cavità è stata chiusa con un cancello di imponenti dimensioni e attrezzata per le visite turistiche con passerelle in griglia metallica e con opere che hanno modificato l’ambiente di imbocco. Affianco le grotte di Beatrice Cenci si apre l’enorme inghiottitoio di Verrecchie nel quale si riversano le acque del campo chiuso omonimo. Dall’altra parte della superficie d’acqua lo sfioro è costituito da una finestra che affaccia in un ampio pozzo illuminato dall’alto attraverso una grande apertura esterna (pozzo da 48 m). Dall’ingresso a inghiottitoio si scendere fino al lago. Dal 1993 è stata attrezzata la passerella in acciaio per la visita turistica nella galleria “delle Firme”. Alta da 4 a 8 m, larga 1,5-2 m e lunga una quarantina di metri, la galleria è impostata sui due sistemi di frattura che determinano l’andamento dell’intera grotta. Il pozzo da 48 metri, con imbocco largo una quindicina di metri, si apre sul versante compreso fra la strada Tagliacozzo – Petrella Liri e il fondovalle. Inserendosi nel pozzo da 48 metri dalla galleria “delle Firme” rimangono da scendere 22 m. Dal parapetto della passerella la discesa nel pozzo è spettacolare, con di fronte la cascata formata dalle acque uscenti dal lago “Marcello”. L’ampia base del pozzo affaccia direttamente su un secondo pozzo: il “Grande Scivolo”, profondo 25 m. L’imbocco è ampio (6-7 m), l’acqua scende a scivolo nella parte centrale, mentre ai lati il salto è a gradoni. Il pozzo termina in una grande e bella sala (15×25 m, alta 20 m), la cui base è ingombra di detrito e massi. Sul lato opposto al “Grande Scivolo” scende una colata calcitica, alla sommità della quale parte uno stretto cunicolo. Si procede seguendo l’acqua che scorre in una bella galleria, larga 3 m. Dopo una quindicina di metri si scende uno scivolo con una pozza d’acqua alla base, quindi si avanza ancora in galleria per una dozzina di metri fino all’orlo di un salto. L’acqua si getta a cascata nel salto, profondo 10 metri, con belle colate calcitiche. La grotta è nota “da sempre”; negli anni ’20 e nel 1959 sono state condotte le esplorazioni della grotta, il cui tratto interno fino ad oggi è stato oggetto di diverse centinaia di visite. Il corso d’acqua inghiottito nell’ovido, scorrendo in zone antropizzate, ha presumibilmente scadenti caratteristiche di qualità. Come è stato già detto prima dal 1993 è stato realizzato un intelligente percorso turistico che, impiegando passerelle in griglia metallica posizionate nella galleria naturale “delle Firme” arriva ad affacciarsi sul grande pozzo con cascata assecondando la naturale morfologia dei luoghi e l’assenza di illuminazione artificiale rende la vista dell’inghiottitoio molto spettacolare.