Subito dopo la riforma agraria, le terre del Fucino furono espropriate al Principe Torlonia e consegnate ai contadini. L’Ente Fucino, istituito proprio in quegli anni, costruì nei diversi quartieri avezzanesi alcuni forni, che gli abitanti potevano utilizzare liberamente per cuocere il pane impastato in casa. Questi rimasero attivi fino agli anni ’70 e poi, abbandonati man mano che quest’usanza veniva meno.
Non penso ci siano dubbi sul fatto che chi scrive abbia a cuore la tutela del patrimonio culturale e artistico della Marsica, eppure, in certi casi, sembra che ci si voglia a tutti i costi indignare per qualcosa di cui se ne sa poco o nulla, o forse, ancor peggio, perché ormai va di moda schierarsi a tutti i costi dalla parte della cultura.
Davanti alle macerie del forno di Via Nuova una parte di avezzanesi si è indignata, uniti sotto il comune vessillo del paragone con i tre forni ristrutturati a Caruscino. E’ troppo facile accendere un piagnisteo additando come unico colpevole il Comune che non ha fatto nulla per ristrutturarli. Nessuno dice, invece, che i tre forni di Caruscino sono stati ristrutturati grazie all’impegno dell’associazione Caruscino 2004, che senza alcun aiuto di denaro pubblico, ma solo con tanto olio di gomito dei cittadini, hanno riportato quei forni agli antichi splendori solo perché ritenevano giusto farlo. La testimonianza più evidente di ciò, è la sentita e numerosa partecipazione della comunità alla festa di San Giuseppe del 1° maggio.
Ascoltando le numerose testimonianze degli abitanti del quartiere, la costruzione di Via Nuova era diventata un ricettacolo di topi, rettili e altri animali selvatici. I materiali con cui era costruito non erano in alcun modo in regola con le norme antisismiche e, soprattutto, era diventato pericoloso per tutti i bambini che giornalmente vi giocavano intorno. Qualche testata ha usato titoli a effetto per scatenare la commozione del “popolo del web”, ma secondo me bisognerebbe chiedersi il perché sia bastato “un colpo di ruspa per cancellare un ricordo del passato”. Forse si trattava solo di una bomba a orologeria? Forse è stata una delle poche trappole (fortunatamente) disinnescate in tempo?
Per capire da che parte schierarsi, bisogna prima imparare a leggere la storia dal verso giusto.
Francesco Proia