Tagliacozzo. E’ tragico il bilancio dell’esplosione avvenuta ieri nella fabbrica di fuochi d’artificio della famiglia Paolelli. Tre morti e quattro feriti. La Procura della Repubblica di Avezzano ha aperto un fascicolo al momento a carico di ignoti e nel quale viene ipotizzato il reato di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Lo ha dichiarato lo stesso procuratore capo, Maurizio Maria Cerrato, al termine della breve visita effettuata sul luogo della tragedia in cui stanno operando alcuni periti tra cui uno balistico, nominati dallo stesso procuratore capo. Nella mattinata è stato allestito un campo base dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine nell’area della polveriera Paolelli, per proseguire con le operazioni di bonifica. Ieri una violenta esplosione alle 13,24 ha sventrato la casamatta, una di otto, esplose in sequenza. Un boato fortissimo, poi altri tre, che hanno fatto tremare la città e parte del territorio marsicano, da Cappadocia ad Avezzano. La colonna di fumo che si è levata al cielo sembrava un fungo atomico. Panico tra la gente, riversata in strada col pensiero a un violento terremoto. Vittime dell’ennesima tragedia del lavoro sono il figlio del titolare della ditta e due operai. I primi due cadaveri carbonizzati sono stati recuperati dai soccorritori mentre il corpo del terzo è stato individuato sotto le macerie. Il recupero della terza vittima è ripreso stamane, dopo l’interruzione di ieri,
quando, in tarda serata, per ragioni di sicurezza, con l’area ancora calda che continuava a provocare piccole esplosioni, si è ritenuto opportuno non rischiare ulteriormente. Valerio Paolelli, 37 anni, figlio di Sergio, titolare della pirotecnica, una delle più famose in Italia e nel mondo, è morto mentre lavorava alla sua grande passione, mentre confezionava scintille da far brillare in cielo. Con lui, sono morti Antonio Morsani (47 anni) e Antonello D’Ambrosio (33 anni) che si trovavano in prossimità della casamatta esplosa in un’azienda che aveva il massimo rispetto degli standard di sicurezza e delle certificazioni di legge. Il primo residente a Rieti, sposato, il secondo originario di Sora ma residente a Petrella Liri dove viveva con la moglie e la sua bambina di un anno. Sono rimasti feriti invece l’algerino Kedhia Sofiane (61), residente a Rieti, il catanese di origini austriache Aurelio Chiariello (42) e il napoletano Onofrio Pasquariello (42). Impressionante lo scenario materializzatosi davanti agli occhi dei soccorritori. “Siamo all’inferno” hanno raccontato i primi uomini delle forze dell’ordine giunti sul luogo della tragedia. Nel giro di un quarto d’ora, si sono succeduti diversi altri scoppi e i residenti della zona hanno riferito di finestre andate in frantumi, di energia elettrica saltata, dei tanti detriti di ferro e cemento che volavano in aria. La prima deflagrazione ha provocato una densa colonna di fumo, visibile anche a distanza di alcuni chilometri, mentre nel bosco circostante si sono innescati alcuni focolai d’incendio. Vigili del fuoco, carabinieri e forestale hanno subito provveduto ad interdire la zona prima di perimetrare e sequestrare l’ampia area interessata dall’evento. Ambulanze, elisoccorso e protezione civile hanno fatto il possibile per prestare i soccorsi. Ancora da accertare le cause dell’esplosione. La notizia del tragico incidente ha fatto il giro delle tv e dei quotidiani nazionali, sul web messaggi di dolore e sgomento. Col passare delle ore sono arrivati messaggi di cordoglio dal vescovo dei Marsi, Pietro Santoro, dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e la presenza sul posto del Governatore della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso e del Sindaco di Tagliacozzo, Maurizio Di Marco Testa, tra i primi ad arrivare per coordinare i soccorsi e poi il vertice a Palazzo di città con forze dell’ordine e protezione civile. La tragedia di San Donato ha drammatiche, inquietanti analogie con quella di meno di un anno fa a Citta’ Sant’Angelo, in provincia di Pescara: il 25 luglio 2013 nella frazione di Villa Cipressi esplosero 100 quintali di materiali nella fabbrica di fuochi d’artificio dei fratelli Di Giacomo. Calcinacci, fiamme e vetri rotti ricaddero in un raggio di cinque chilometri: lo scoppio sventrò una collina e rase al suolo sette depositi. Pesantissimo il bilancio: cinque vittime, l’ultima delle quali – un vigile del fuoco che faceva parte della prima squadra di soccorso – perse la vita a Roma dopo mesi di sofferenza e lotta contro le ustioni. Gianluca Rubeo
LA CRONACA DELLA TRAGEDIA- FOTO – VIDEO
L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA