Avezzano. Un intero nucleo familiare, composto da padre (45enne), madre (44) e figlio (19), tutti di origini romene ma da tempo domiciliati in città, è stato arrestato, alle prime ore dell’alba, con l’accusa di riduzione in schiavitù aggravata dalla minore età della persona offesa.
La vittima, una 15enne, anch’essa romena, nello scorso mese di ottobre, grazie alla sensibilità dimostrata da una pattuglia del nucleo radiomobile, che l’aveva notata in strada a chiedere l’elemosina, era stata già allontanata dai suoi aguzzini che, in precedenza, l’avrebbero “prelevata” con l’inganno direttamente dal paese straniero di provenienza.
Attraverso le complicate indagini sfociate nell’emissione delle misure cautelari a firma del gip del tribunale del capoluogo, partite subito dopo il ritrovamento in strada, i militari della Compagnia, coordinati dalla procura distrettuale antimafia dell’Aquila, hanno ricostruito uno agghiacciante retroscena della vita della giovane vittima, ripercorrendo, così, a ritroso uno squarcio di oltre un anno di tempo. L’adolescente, all’epoca dei fatti poco più che 14enne, sarebbe stata costretta a subire una sorta di affidamento, concordato in Romania dalla propria madre (anch’essa indagata e non colpita da misura) che, dietro compenso, acconsentiva il suo trasferimento in Italia e la convivenza all’interno della nuova famiglia di connazionali, di cui il più giovane dei componenti, per mezzo di rituali tipici di una cultura rom, era stato designato quale suo promesso sposo.
La ragazza, una volta arrivata nella Marsica, all’inizio dell’estate 2022, sarebbe stata, invece, privata della libertà di movimento, dei documenti identificativi e della possibilità di avere contatti esterni. Percossa e malmenata in diverse occasioni, sarebbe stata anche costretta a disbrigare le faccende domestiche, per poi essere condotta quotidianamente in strada e, sotto una continua sorveglianza, costretta a chiedere l’elemosina i cui proventi venivano conferiti elle mani dei suoi carcerieri.
L’intervento dei carabinieri, avvenuto, per l’appunto, lo scorso autunno, ha posto fine a una serie infinita di vessazioni cui la ragazza era stata sottoposta. Da quel momento, la giovanissima vittima, come indicazioni della magistratura per i minorenni dell’Aquila, è stata accolta presso una struttura protetta presente sul territorio nazionale.
Tutti e tre gli arrestati sono stati trasferiti in diverse carceri della provincia in attesa di comparire dinanzi il giudice competente per sostenere l’interrogatorio di garanzia.
I tre arrestati sono difesi dall’avvocato Giuseppe Marino del Foro di Cassino, mentre la mamma della giovane al momento indagata è assistita dall’avvocato Roberto Verdecchia.