Avezzano. E’ morto don Antonio Sciarra, il sacerdote dei diseredati, l’uomo e il religioso che ha dedicato tutta la sua vita ai più deboli, agli esclusi, l’uomo che si è avvicinato agli Albanesi con discrezione, fiducia e rispetto, impegnandosi a far loro ritrovare la dignità con la lotta alla povertà. Si è spento questa mattina all’ospedale di Avezzano dopo una lunga malattia. “Morirò all’alba dell’Immacolata”, aveva affermato alcuni giorni fa in confidenza. E così è stato. L’ultimo messaggio lo aveva rivolto dal letto dell’ospedale martedì al popolo albanese in un’intervista a Paola Rubeo in occasione delle cerimonie celebrative del centenario dell’indipendenza dell’Albania a Celano. Mato ad Avezzano nel 1937, dopo aver frequentato gli Studi nel Seminario di Avezzano e poi in quello regionale di Chieti per il liceo e la teologia, nel 1961 e stato ordinato sacerdote. Ha quindi oggi alle sue spalle 49 anni di attività sacerdotale di cui 33 in diocesi e 16 in Albania. Ha cominciato ad operare come viceparroco nella Parrocchia di S. Giovanni in Avezzano dove era sbocciata la sua vocazione.
Successivamente è stato trasferito nella parrocchia di S. Isidoro a Borgo Incile e quindi a Magliano dei Marsi. Dovunque ha rivelato dinamismo, spirito d’iniziativa, capacita di escogitare nuove strategie coinvolgenti, specie tra i giovani. Contemporaneamente dirigeva l’ufficio missionario e vari centri giovanili. Ma la sua ansia pastorale lo ha spinto ad oltrepassare i confini e cosi nel 1993, col consenso del Vescovo, decideva di partire come missionario in Albania che da qualche anno si era liberata dal regime comunista e permetteva l’ingresso ai sacerdoti esteri. A Blinisht nel 1993 ha iniziato la sua opera. Utilizzando l’edificio che durante il regime funzionava come “casa del popolo” e facendosi assegnare il terreno circostante, ha creato un centro di aggregazione non solo religiosa, ma anche sociale: una missione. Da quel momento è stato tutto un fiorire di opere: sono state costruite 6 chiese, un ambulatorio, un centro di riabilitazione, una scuola agraria e una di ceramica; numerose altre iniziative sono nate e stanno crescendo. Meritano di essere ricordati i progetti: ”Estirpiamo la marijuana e piantiamo gli ulivi” e l’altra “Gli ambasciatori della pace” e ancora “La campana della pace ”costruita con le cartucce delle armi del ’97 raccolte dai bambini di Zadrima.
A buon merito, pertanto, Don Antonio, in data 4 maggio 2010, nel Teatro dei Marsi, con una splendida cerimonia, alla presenza delle più alte cariche cittadine e regionali e stato insignito dal presidente della Repubblica albanese, Barnir Topi, dell’Ordine di Madre Teresa di Calcutta, il più alto riconoscimento che l’ Albania concede per meriti culturali e sociali.
Negli ultimi anni, nonostante la malattia, aveva continuato a lavorare per il popolo albanese a cui aveva dedicato la vita.