Avezzano. Sbrigavano le pratiche per cittadini di origine marocchina con lo scopo di regolarizzare la loro posizione in Italia.
Si facevano pagare per il servizio ma il tutto avveniva senza che ci fosse un rapporto di lavoro: di fatto risultava che lavorassero per loro, così da ottenere la sanatoria. Una modalità che è però contro le leggi dell’immigrazione.
Sono stati rinviati a giudizio e dovranno comparire davanti al tribunale di Avezzano: Antonella D’Alessandro, 57 anni, di Avezzano, Antonio Scognamiglio, 75 anni, di Napoli ma residente ad Avezzano e Luciano Miccichè, 54 anni, di Pescina, residente ad Avezzano.
Dovranno rispondere del reato di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e di violazione delle norme sull’immigrazione.
I fatti risalgono al 2012 e la parte lesa sono sei persone, tra i 30 e i 40 anni, di origine straniera.
Secondo l’accusa della procura di Avezzano, al fine di far ottenere ai giovani immigrati la sanatoria e la regolarizzazione nello Stato italiano, che spetta a chi è assunto, venivano predisposte delle richieste in cambio di somme di denaro. Tutto però, sempre secondo la procura, “in assenza del rapporto lavorativo tra datore di lavoro e stranieri”.
Il giudice per l’udienza preliminari, Maria Proia, ha fissato il processo davanti al tribunale di Avezzano per il 7 maggio 2021. I sei cittadini marocchini non si sono mai costituiti parte civile.
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Gianluca Presutti, Clara Cardamone e Roberto Verdecchia.