Avezzano. Un confronto atteso da mesi che si è concluso con l’impegno di aprire un tavolo di monitoraggio sulla vertenza LFoundry. Sono sfiduciati i lavoratori dell’azienda più grande del territorio che si aspettavano di poter avere risposte concrete da parte dei vertici del sito nell’incontro di ieri con il ministero per lo Sviluppo economico, rappresentato dal funzionario Stefano D’Addona e con la partecipazione dell’assessore regionale Pietro Quaresimale.
“Siamo fortemente preoccupati per la tenuta industriale di un sito strategico, per l’economia di un territorio già fortemente colpito da crisi ed eventi negativi stratificati, ma soprattutto per la ripresa di una politica industriale del Paese”, ha spiegato Michele Paliani coordinatore della Uilm nazionale, la Uilm L’Aquila-Teramo-Avezzano-Sulmona, “tutti i segnali che provengono dalla proprietà cinese ci fanno temere per una fuga dal sito abruzzese di LFoundry, dopo averlo svuotato di conoscenze, clienti e processi. Un’azione ancora più grave in un momento in il settore dei semiconduttori è stato riconosciuto strategico dall’Italia e dall’Europa, essendo fondamentale in settori critici come l’automotive, le telecomunicazioni, il medicale, l’elettronica, i trasporti e la difesa”.
“Rispetto al progetto iniziale, oggi lo stabilimento di Avezzano si ritrova ad essere sempre più solo un mero sito produttivo che intrattiene rapporti di tipo commerciale con un gruppo attraverso una serie di aziende aumentando la catena di soggetti tra prodotto e cliente e disperdendo il margine di profitto”, ha sottolineato Paliani, “inoltre c’è la grande problematica della monocommittenza per l’80% della produzione di sensori di immagine, che prevede una fornitura fino al 2023. Attualmente si sta lavorando grazie a vecchie commesse, con i processi di proprietà LFoundry. Non sono stati introdotti nuovi prodotti, nuovi processi e nuovi clienti. Come se non bastasse, recentemente è stato annunciata la cessione di ramo di azienda del personale e delle attività che si occupano di rapporti con i clienti”
“Il mix di prodotti che dovrebbe rappresentare il piano industriale dello stabilimento non sarà in grado di sostenere i livelli occupazionali perchè è a basso contenuto tecnologico e quindi non garantirebbe la sostenibilità economica della produzione – prosegue – Inoltre è in atto una politica stringente di riduzione dei costi che mette a rischio la sicurezza delle persone degli impianti e dei prodotti stessi, un’economia estremamente incompatibile con progetti di sviluppo a medio e lungo termine per il sito.
L’importanza del know how è stato per 30 anni il motore del sito di Avezzano ed il motivo per cui c’è stata una continuità industriale e sostenibilità economica una ricchezza frutto della contaminazione di conoscenza, manualità, tecnica, ingegno e creatività, possibile solo operando nello stesso ambiente e per lo stesso scopo. È in atto un’emorragia di figure professionali altamente specializzate, spesso uniche che non vengono sostituite ne rimpiazzate riqualificando personale.
Una società sana che non vuole solo esportare capitali all’estero e che opera in un settore in forte espansione, di forte e solido interesse strategico deve dire quanto e come vuole investire – esorta – e il nostro indicatore non può essere che l’aumento di occupazione stabile e di qualità. Un’azienda che opera nel nostro Paese con tali contenuti tecnologici ha la responsabilità sociale ed economica di investire in innovazione, attraversi piani finanziati anche di Industria 4.0. Chiediamo con forza al Ministro Giorgetti – conclude – di inserire LFoundry tra le priorità della Cabina di regia per l’internazionalizzazione. Dal Governo ci aspettiamo una forte spinta affinchè questo sito straordinariamente importante venga incluso dal Commissario europeo Breton tra i siti chiave per la strategia europea dei semiconduttori”.
Per Antonello Tangredi, segretario Fim – Cisl “il direttore di stabilimento, Marcello D’Antiochia, durante l’incontro, ha dichiarato che nel corso del 2020 c’è stato un rallentamento della produzione di “wafers” legato alla pandemia e al nuovo “MES” (sistema operativo aziendale) a cui si sono sommati due eventi di micro-interruzione elettrica, nel mese di luglio 2020, che hanno generato ritardi nella consegna della produzione.
D’Antiochia ha spiegato che in questo stato di cose lo stabilimento ha il 30% di eccesso di ore lavorabili e il fatto di avere, come sito un monocliente: ON Semiconductor con il quale ci vincola un contratto fino al 2024 di fornitura di cmos (sensori per automotive), implica per D’Antiochia che, il sito abruzzese per essere competitivo dovrà ridurre i costi per aumentare la competitività. “Nella fase attuale in cui il settore dei semiconduttori vive un momento di particolare sviluppo, in cui il presidente del Cosiglio dei Ministri lo dichiara strategico per il Paese e le aziende del settore pianificano anche in Italia significativi investimenti, che cosa prospetta il vice presidente della LFoundry in occasione dell’incontro, tanto atteso, presso il MISE del 30 aprile 2021”, scrive in una nota in cui parla esplicitamente di “strategie attuate dalla cinese SPARC, proprietaria al 100% di LFoundry, per mettere in competizione lo stabilimento di Avezzano con altri stabilimenti produttivi in giro per il mondo, con ogni probabilità asiatici, piano messo in atto dall’attuale unico cliente per la progressiva sostituzione di LFoundry (quale fornitore) a favore di altre realtà asiatiche a partire dai prossimi anni, per superamento della tecnologia su cui si basa la produzione presso lo stabilimento avezzanese; all’interno della poco chiara struttura di SPARC, confinamento dello stabilimento LFoundry al ruolo di mero sito produttivo con conseguente definitiva cesura di ogni rapporto commercile con il cliente, passato in capo a SPARC EU attraverso la recente cessione di ramo d’azienda e vaghi e non circostanziati piani di investimento. Va rimarcato che l’attuale situazione affonda le radici nel lontano ottobre 2018, quando fu superficialmente avviato, tramite accordo sindacale non condiviso dalla FIOM, un lungo periodo di 18 mesi di Contratto di Solidarietà che ha colpevolmente reso vana ogni nostra richiesta di intervento da parte del Ministero dello Sviluppo Economico”, chiosa, ” ben 18 mesi persi dietro a effimere rassicurazioni”.
Come FIOM facciamo appello alle Istituzioni perché non ci sia una sottovalutazione della situazione, ma piuttosto una coraggiosa assunzione di responsabilità.
Qui e ora dovremmo tutti sentirci impegnati a individuare strumenti e percorsi che possano traghettare la realtà marsicana dei semiconduttori verso un approdo connesso con le strategie nazionali e europee.
Sulla cessione della business unite – CRM (ufficio commerciale) a Spark EU, altra società cinese, composta da 27 lavoratori di cui 20 tedeschi e 6 italiani su cui l’azienda ha aperto la procedura di cessione di ramo d’azienda ex-art.47, lo stesso D’Antiochia ha riferito al tavolo non ci saranno conseguenze rispetto all’occupazione.
Per il 2022 sono stati annunciati inoltre investimenti per circa 18 milioni di euro.
Come Fim riteniamo necessario, vista l’importanza del settore dei semiconduttori, su cui molte filiere produttive della nostra industria, stanno scontando una carenza di forniture dall’estero, di aprire un tavolo di sviluppo del settore che, oltre a monitorare gli investimenti, lavori per lo sviluppo del settore, dentro una strategia nazionale ed europea”.