Era luglio del 2018, quando l’ultimo villino costruito in Valle Cicerana fu demolito. Oggi, di una ferita inferta nel cuore del Parco nazionale, d’Abruzzo, Lazio e Molise, rimane un ecorifugio. Che sta lì a ristoro degli escursionisti, degli sciatori e in generale di tutti gli appassionati di montagna. Perché in Valle Cicerana, corridoio naturale del passaggio di orsi, lupi, cervi e tanti altri animali che vivono nel Pnalm, ha vinto la natura. E chi si è battuto per tutelarla e ridarle i suoi spazi.
Prendersi del tempo per sè, per respirare la natura e riequilibrare le energie
“Un giorno ti porto nel luogo in cui ho deciso quello che avrei voluto fare nella vita”. Chissà quante volte, quanti di voi, hanno ascoltato almeno una volta da un amico o da un’amica, una frase del genere. Poi però la vita corre, passano i mesi, a volte gli anni. E le “cose” non si fanno più.
Mi piace pensare però che, a volte, qualcuno decida di fermarsi e prendersi del tempo. Magari anche di concedere un po’ del proprio tempo a un’altra persona e permetterle di passare in una fessura della propria esistenza.
È nato così un nuovo percorso che traccia “un luogo del cuore”, raccontato in collaborazione con My Zona, l’applicazione scaricabile su smartphone, in cui accedere e in cui tracciare un luogo che ha segnato un momento, fissandolo per sempre nella mente, negli occhi e nell’anima.
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Valle Cicerana e l’abuso edilizio
Ad attraversare oggi Valle Cicerana è difficile immagine che negli anni ’60 del secolo scorso qualcuno vi abbia costruito villette. Un caso di speculazione edilizia arrivato in tribunale e finito poi negli anni ’80, con la vittoria della natura. Di quelle villette oggi rimane solo una traccia. Una piccola struttura, diventata un ecorifugio.
Il rifugio della Cicerana si trova a 1560 m sul livello del mare: è nel territorio del Comune di Lecce nei Marsi. È meta di escursioni facili che attraversano la suggestiva e selvaggia valle da cui prende il nome. L’ecorifugio è il primo tentativo nel Pnalm di gestione di un rifugio secondo le modalità alpine. Si può mangiare e si può dormire.
È raggiungibile attraverso il percorso T1 e poi T5 della sentieristica del Parco Nazionale d’Abruzzo, dista circa 4 km dal Passo del Diavolo per un dislivello complessivo di 160 m.
La valle della Cicerana è racchiusa fra le vette del Monte Turchio (1894 m) ad Est, Monte di Valle Caprara (1998 m), Rocca Genovese (1944 m), Monte Marcolano (1940 m) a Sud e Monte Prato Maiuri (1899 m) ad Ovest. Dal rifugio si vede chiaramente il Monte Velino e le altre montagne del Parco regionale Sirente Velino.
La Cicerana è caratterizzata da ampie radure circondate da immensi boschi di faggio: è uno storico luogo di passaggio per i viandanti, che si spostavano dalla Marsica all’Alto Sangro e viceversa. Il rifugio è gestito dallo staff di Ecotur. Cesidio Pandolfi è il presidente del gruppo nato nel 1989. È di Pescasseroli. La passione per la montagna e per la natura, che ne è la sola padrona, è visibile in ogni suo gesto e in ogni sua frase. Anche nei piatti che vengono preparati nella sua cucina o nei prodotti tipici locali che espone.
“Questa valle è il posto dove io ho deciso che lavoro avrei voluto fare nella vita. Sono passati più di vent’anni da quando venni qui con un mio cugino fotografo”. Michela Mastrella è una guardiaparco del Pnalm ma ci ha accompagnato nella valle senza divisa. Solo una passeggiata di piacere tra amici. Mentre camminiamo nel sentiero immerso nei colori di un autunno che ancora resiste, le chiedo se è possibile incontrare un orso. “Tutto quello che vedi è ‘la casa’ dell’orso”, risponde.
Il percorso
L’escursione che ci ha portato al rifugio è iniziata alle rovine di Lecce. L’area in cui si prende il sentiero T1 è delimitata dalla sbarra del Parco che annuncia il passaggio solo pedonale. Durante la salita, in direzione dell’ecorifugio, abbiamo fatto una piccola “deviazione”. Abbiamo visitato la grotta conosciuta come “Dei Mandrilli”. Su tutto il percorso sono visibili grotte, piccole caverne e voragini. Intorno alla grotta, imperiosi, bellissimi, preziosi: i faggi. Sono loro a produrre le faggiole, il cibo preferito degli orsi. Contengono tante calorie. Gli orsi ne mangiano in gran quantità, così poi da andare in letargo “a pancia piena”.
Il fotoracconto
La cava di bauxite
Dopo il pranzo al rifugio siamo tornati indietro e sulla strada del ritorno ci siamo fermati in un altro luogo di interesse. È un luogo di osservazione, per i “professionisti della natura” in quanto “regno” di anfibi particolari.
Si tratta della cava di bauxite, scoperta a Lecce intorno ai primi dell’Ottocento. Il sito fu dismesso intorno agli anni ’20 del 1920. Il sentiero è tutto tracciato e tornare all’auto è facile.
“Quindi alla fine sei riuscita a fare quello che volevi?”. “Sì”, risponde Michela: “Sono di Villavallelonga. Sono cresciuta nel Parco. Io lavoro per la natura, per gli animali. Il benessere degli animali è il motore di ogni mia giornata di lavoro”.
Grazie a Michela, questa valle ora è un po’ anche nostra. Con lei abbiamo tracciato un nuovo luogo My Zona. Sono i luoghi dell’orso, sono i luoghi simboli d’Abruzzo, incontaminati e selvaggi. Dove la natura ha vinto sul cemento e sull’asfalto, ormai solo ricordo lontano. Per fortuna.