Villavallelonga. “Oggi il sindaco di Villavallelonga, Leonardo Lippa, ha superato tutti i limiti proponendo al consiglio comunale una delibera di uscita politica dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, cui seguirà un mandato a un legale per definire le modalità di uscita legislativa”. E’ quanto affermato in una nota stampa dai consiglieri di minoranza del comune di Villavallelonga Nicoletta Rocchi, Elia Bianchi e Antonella Mastrella. “Poiché i dirigenti del Parco non sono in grado di gestire l’ente”, continuano i consiglieri di minoranza, “l’obiettivo del sindaco è di portarli a più miti consigli. Tale delibera vale la carta su cui è scritta. I beni comuni che sono a fondamento della costituzione delle aree protette hanno carattere nazionale, sono regolati da leggi nazionali, la loro definizione, la loro conservazione, e le eventuali modifiche sono affidate a leggi nazionali.
Quindi non sono materie disponibili per le amministrazioni locali. E’ dunque evidente il vero obiettivo che muove il sindaco”, aggiungono, “quello di tentare di forzare la mano al Parco per risolvere secondo i suoi desiderata un lungo contenzioso che divide i due enti a proposito dell’asfaltatura della strada che porta dal paese alla Fonte Aceretta e che è approdato anche a un processo penale attualmente in corso. I consiglieri di minoranza, nell’esprimere la loro netta, totale, indignata contrarietà a una delibera, tanto priva di significato giuridico quanto politicamente grave, hanno ribadito il valore dell’appartenenza di Villavallelonga al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Pur nel rispetto delle reciproche posizioni e prerogative e della legittimità di opinioni diverse su singole questioni, il Parco appartiene alla storia profonda del paese e rappresenta un valore aggiunto insostituibile. Quanto all’ormai famoso appello dei 500 cittadini che chiedono di uscire dal parco, così come riportato dalla stampa negli ultimi giorni, il sindaco ha dichiarato formalmente che al Comune tali firme non sono mai state protocollate. Quindi tale raccolta non esiste agli atti del Comune e non è stata l’amministrazione comunale ad avviarla. Ha addirittura sostenuto che la richiesta fatta dalla minoranza di notizie su tale elenco nascondesse l’intento di volere conoscere chi ha firmato e chi no: evidentemente nella sua strana concezione della democrazia, l’espressione di una opinione politica di un cittadino che ha liberamente sottoscritto un appello, deve essere mantenuta segreta. Ci permettiamo pertanto di consigliare ai cittadini che hanno apposto la loro firma, declinando anche le loro generalità”, concludono, “di informarsi del luogo in cui l’elenco è conservato e a quali fini”.