Quella che vedete è una foto che speriamo sia di buon auspicio. Ritrae, nel contesto dell’ultimo Vinitaly, un gruppo di produttori abruzzesi diversi per dimensioni di business, filosofia produttiva o storia aziendale, ma tutti coesi in maniera ferrea intorno ad una causa comune: far capire al mondo delle istituzioni che il loro è un territorio “speciale”. Parliamo della sottozona Terre di Casauria, in provincia di Pescara, distribuita tra i comuni di Alanno, Bussi sul Tirino, Bolognano, Brittoli, Castiglione a Casauria, Corvara, Cugnoli, Lettomanoppello, Manoppello, Pescosansonesco, Pietranico, Popoli, Scafa, San Valentino in Abruzzo Citeriore, Serramonacesca, Tocco da Casauria, Torre de’ Passeri e Turrivalignani.
Perché “speciale” e perché sono chiamate in campo le istituzioni? Sulle caratteristiche qualitative del vino proveniente da quelle colline, il sottoscritto ha poco da aggiungere: parliamo di una delle più vocate terre da rosso della nostra regione. Da sempre, come testimoniano i palmenti millenari di Pietranico, o il ruolo di strategico crocevia commerciale di Torre dei Passeri oltre un secolo fa, quando le preziose uve della zona casauriense erano richiestissime.
Quello che è accaduto poi, chi si occupa di vino, lo ha ben chiaro: la produzione si spostò gradualmente verso le fertili, facili e generose coste, impoverendo l’economia di queste terre interne, più aspre e bisognese di “attenzioni”. Ma i viticoltori di zona non si sono mai arresi, perché sapevano bene l’eccezionale qualità che potevano dare le uve figlie di quel territorio, protetto dai monti Morrone e Majella, arieggiato dai venti delle Gole di Popoli, irrigato dalla purezza delle acque del fiume Pescara.
Un territorio che non è solo molto bello da visitare (con autentici “gioielli” come il monastero di San Clemente a Casauria), ma da cui, per esperienza diretta di un semplice assaggiatore di vino come il sottoscritto (che negli ultimi 25 anni qualche vino abruzzese ha però avuto la fortuna di provarlo…), puntualmente escono alcuni dei Montepulciano d’Abruzzo più interessanti, longevi, coinvolgenti dell’intero panorama regionale. Vini che unisco eleganza a potenza, concentrazione a forza dinamica, e che hanno una capacità di evoluzione nel tempo davvero sorprendente (al Vinitaly ho assaggiato, tanto per fare un nome, un Montepulciano San Clemente 2005 di Zaccagnini semplicemente…commovente!).
Ecco che entrano in gioco le istituzioni. E già perché dal 2017 l’associazione di produttori “Terre di Casauria”, di cui molti rappresentanti sono nella foto di apertura, ha presentato, col supporto del Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo e della Regione Abruzzo, una domanda di riconoscimento di “Denominazione di Origine Controllata e Garantita” al Ministero delle Politiche Agricole. Ottenere una Docg oggi è un percorso lungo e complesso. Occorre in qualche modo “certificare” la riconoscibilità e il prestigio di una nuova denominazione, spesso attraverso indicatori difficilmente misurabili.
Da assaggiatore appassionato di vini abruzzese da circa un quarto di secolo, la rilevanza la riscontro chiarissima nel bicchiere. Specie quando, visitando le cantine dei produttori, ho la fortuna di provare annate vecchie e magari “dimenticate” di questi Montepulciano d’Abruzzo, che nulla, ma davvero nulla, hanno da invidiare ai rossi delle più prestigiose denominazioni italiane.
Auspichiamo che questo venga presto riconosciuto anche a livello legislativo. Avere una Docg sarebbe importante, sia perché un disciplinare molto più restrittivo obbligherebbe tutti i produttori a impegnarsi per una qualità sempre maggiore, sia perché diverrebbe un importante strumento di comunicazione verso il pubblico di appassionati. Per vendere non solo un vino eccellente, come la storia e i fatti dimostrano, ma un territorio intero!
P.S. – Attualmente le aziende che stanno puntando all’ottenimento della Docg sono Zaccagnini, Podere Castorani, Guardiani Farchione, Terzini, Filomusi Guelfi, Tocco Vini, Nic Tartaglia, Tenuta Arabona, Duca di Castelluccio, Rosarubra, Tenuta Secolo IX, Pasetti, Natarelli e cantina sociale Roxan. Quasi tutte sono in foto.