Avezzano. Un popolo in cammino: ieri il Giubileo delle Confraternite ad Avezzano.
Colori, fede e tradizione hanno animato il corteo giubilare lungo le vie della città. Il Vescovo: «Le confraternite siano scuole di Vangelo e testimoni di carità nella Chiesa e nel mondo».
Un pomeriggio intenso, ricco di spiritualità, colori e partecipazione fraterna ha caratterizzato il Giubileo delle Confraternite vissuto ieri pomeriggio nella diocesi di Avezzano. Numerose le confraternite giunte dai diversi paesi della Marsica che hanno preso parte all’evento, rendendo viva e visibile una tradizione secolare che ancora oggi parla al cuore delle comunità.
Il momento iniziale del Giubileo è stato il corteo, composto da confratelli e consorelle nelle tradizionali divise, con stendardi innalzati verso il cielo, che ha percorso le vie di Avezzano. Partito dalla Chiesa dello Spirito Santo di Avezzano, il cammino si è concluso nella Cattedrale dei Marsi, dove è stata celebrata la solenne Eucaristia presieduta dal vescovo dei Marsi, Mons. Giovanni Massaro.
Durante l’omelia, il vescovo ha espresso profonda gratitudine per la presenza delle oltre 60 confraternite operanti sul territorio diocesano, definendole «una risorsa preziosa, radicate nella storia, nella fede popolare, nelle tradizioni, ma soprattutto espressione di una Chiesa viva, in uscita, desiderosa di annunciare il Vangelo e di esercitare il ministero della consolazione verso chi è fragile e bisognoso».
Mons. Massaro ha però voluto sottolineare con chiarezza che ogni dono comporta una responsabilità. «Le confraternite – ha detto – non possono essere gruppi chiusi o autoreferenziali. Il loro compito è quello di essere testimoni credibili di carità, di preghiera, di servizio e di comunione ecclesiale». In questa prospettiva, il presule ha ribadito l’urgenza di un cammino serio di formazione, volto a crescere nella spiritualità e nella pratica concreta della carità.
Partendo dalla Parola di Dio della 29ª Domenica del Tempo ordinario, il presule ha commentato l’immagine di Mosè con le braccia alzate durante la battaglia contro Amalek, sostenuto da Aronne e Cur: una figura che ben rappresenta la vocazione delle confraternite, chiamate a sostenersi reciprocamente, a volersi bene, a sostenere i più deboli e ad aiutare la Chiesa con la forza della preghiera, dell’unione fraterna e del servizio.
Ha definito le confraternite «sentinelle di preghiera», ricordando che questo compito può essere svolto solo se ciascun confratello e consorella si nutre quotidianamente della Parola di Dio, partecipa con costanza all’Eucaristia domenicale e ai momenti di formazione.
Coincidendo la Giornata Giubilare con la Giornata missionaria mondiale, il vescovo ha infine invitato le confraternite a vivere con rinnovato spirito missionario la propria presenza nelle parrocchie. Esse non sono semplicemente custodi di tradizioni, ma strumenti attraverso cui trasmettere la fede, generare vita e servire con gioia. «Ogni confraternita è una scuola di Vangelo, non una passerella», ha ammonito il vescovo, sottolineando l’importanza di restare radicati nelle comunità parrocchiali e di collaborare attivamente con i parroci. «Le confraternite – ha ribadito – non sono gruppi a parte o club religiosi, ma membra vive del Popolo di Dio, chiamate a servire la Chiesa locale».
Al termine dell’omelia ha ringraziato i nuovi priori per la disponibilità e la generosità con cui hanno accolto il loro incarico, così come coloro che hanno concluso il proprio mandato scegliendo di lasciare spazio al rinnovamento. «Nessuno nella Chiesa è proprietario di un servizio – ha detto – ma tutti siamo servitori gli uni degli altri». Un pensiero speciale è andato al diacono Alberto Marchionni, responsabile delle confraternite diocesane, e a tutti i priori che, con pazienza e dedizione, accompagnano le confraternite nel loro cammino spirituale: «Il vostro ruolo è fondamentale – ha sottolineato Massaro – siate guide capaci di formare, valorizzare e incoraggiare».
«Vi invito a tornare, a conclusione di questa celebrazione, nelle vostre comunità con rinnovato entusiasmo, come testimoni di un Vangelo che non invecchia, e che ha ancora tanto da dire al cuore della nostra gente»: con queste parole pronunciate da mons. Massaro, intrise di speranza e fiducia, si è conclusa la celebrazione che ha visto anche la partecipazione di diversi sacerdoti e diaconi, suggellando un Giubileo che ha saputo unire tradizione e rinnovamento, memoria e profezia, nella gioia di sentirsi Chiesa in cammino.