Avezzano. Un patrimonio di 150 edifici storici in città da valorizzare e da tutelare, anche con interventi di ristrutturazione. La mappatura è stata eseguita dal dipartimento di Architettura e Urbanistica della facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila e lo studio è stato presentato ieri mattina in Comune dopo un anno di ricerche e sopralluoghi. L’iniziativa è stata promossa dal Comune di Avezzano e cofinanziata dalla Fondazione Carispaq. Tra gli edifici di valore storico figurano le scuole medie Corradini, il municipio, il Palazzo Torlonia e l’intera sede Arssa. Il Comune si è detto pronto alla valorizzazione del patrimonio architettonico e storico della città con interventi mirati alla conservazione e alla ristrutturazione. Una città che muore, si rialza e comincia a camminare di nuovo. È questa la fotografia di Avezzano presentata dalla professoressa Simonetta Ciranna grazie a uno studio approfondito sul tessuto urbano della città. “Il nostro grazie va all’università e alla Fondazione Carispaq per il lavoro svolto”, ha spiegato l’assessore al Patrimonio Filomeno Babbo, “il loro studio passerà nelle mani dell’ufficio tecnico del Comune che provvederà ad analizzare gli interventi di recupero da attuare per tutelare l’architettura storica della città”. La mappatura realizzata dal dipartimento di Architettura e Urbanistica dell’Università dell’Aquila ha evidenziato come ad Avezzano subito dopo il terremoto siano stati ricostruiti una serie di edifici di qualità. “L’Università dell’Aquila è una fonte di idee per questo territorio e per la città di Avezzano”, hanno spiegato Benito Bove e Ferdinando Margutti della Fondazione Carispaq, “nel territorio prima arrivavano le briciole, ora invece sosteniamo diverse attività culturali e speriamo di poter portare avanti anche altri progetti come l’acquisto e il recupero del villino Cimarosa”. È proprio la sinergia delle forze secondo la professoressa Ciranna ad aver permesso all’Università dell’Aquila di “riscoprire una memoria storica molto importante costituita da una qualità architettonica e urbana. All’epoca, il terremoto colpì un territorio povero dove arrivò anche la guerra che portò quindi alcuni edifici all’abbandono. Il centro storico è la memoria di un popolo e per questo non si deve rinunciare. Nella crescita si è venuta a creare una certa qualità architettonica e urbana che abbiamo studiato nel nostro piano soffermandoci sulla residenza privata e pubblica. Ognuno”, ha aggiunto, “deve conoscere la storia del proprio popolo per fare in modo che la conoscenza possa poi portare allo studio approfondito e al riutilizzo delle strutture. Per questo vogliamo continuare a studiare Avezzano sia per la schedatura degli edifici, sia per le celebrazioni dei cento anni dal terremoto”. Soddisfazione è stata espressa dal sindaco Antonio Floris per il quale «si tratta di un primo passo per conoscere e valorizzare il nostro patrimonio nella speranza che il lavoro iniziato venga allargato e portato avanti anche negli anni successivi».