Avezzano. C’è un marsicano a rappresentare l’accusa nei confronti di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per il delitto di Meredith Kercher. Si tratta dell’avezzanese Mario Pinelli della Procura della Cassazione. Fu lui il primo magistrato, in un lontano 26 agosto 1990, a dichiarare – nei panni di un giovanissimo sosotituto procuratore di Avezzano – ai microfoni della Rai “chiuso” il caso dell’omicidio di Cristina Capoccitti (7 anni) a Case Castella di Balsorano, subito dopo l’interrogatorio del cugino, Mauro Perruzza, inizialmente reo confesso. Una certezza che però durò poco dopo numerosi colpi di scena che caratterizzarono la vicenda e che portarono successivamente all’incriminazione del padre di Mauro, Michele Perruzza. Decisione, questa, che vide per anni numerosi oppositori convinti della colpevolezza del figlio Mauro e dell’innocenza del padre.
Ora Pinelli, che vive ad Avezzano dove è molto conosciuto, rappresenta l’accusa in un altro controverso processo. Secondo il magistrato marsicano, Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati di aver ucciso la studentessa inglese Meredith Kercher, a Perugia, la notte tra il primo e il 2 novembre 2007 nella casa un po’ fatiscente e fuorimano di Via della Pergola dove vivevano le due ragazze, sono colpevoli.
Forte di questo convincimento, il Pg, che ha definito la ricostruzione del delitto fatta nell’appello bis dai giudici fiorentini “perfetta come una foto di Cartier-Bresson”, dopo una maratona oratoria di circa due ore, ha chiesto ieri ai giudici della Quinta sezione penale della Suprema Corte, presieduti da Gennaro Marasca, di confermare le condanne dei due imputati con un piccolo sconto di tre mesi per l’estinzione di un reato minore: la pena chiesta, senza necessità di rinvio, è di 28 anni e tre mesi per la Knox, e 24 anni e nove mesi per Sollecito. La decisione degli “ermellini” è attesa per domani.