Avezzano. Le dichiarazioni del direttore generale di Micron Italia, Sergio Galbiati, durante il convegno dell’Ocse all’Aquila hanno scatenato una serie di reazioni a catena che hanno toccato da vicino i lavoratori. Roberto D’Aquanno, dipendente Micron, dopo aver ascoltato come il leader di Micron Italia ha definito i marsicani ha preso la penna e ha iniziato a scrivere una lettera aperta allo stesso Galbiati. “Prendo spunto da una iniziativa analoga che qualche tempo fa un dipendente della Fiat di Pomigliano attuo’ nei confronti del proprio AD Marchionne, Sergio come lei, sarà un caso? Le voglio scrivere una lettera aperta, con la quale, educatamente, esprimo il mio pensiero, quello di un dipendente Micron”, ha spiegato D’Aquanno nella sua lettera condivisa sui social network, “Galbiati io sono uno di quei 1623 “tacchini” , che nel corso di questi 15 anni (per me) Le hanno permesso di guidare un sito produttivo di eccellenza, adattandosi a tutti i tipi di cambiamenti, ne cito alcuni; 12 ore, dram, cmos, Texas, Micron, Lfoundry, ma a differenza di quello che Lei ha detto, io (ma come me molti altri) non ho mai dimenticato il piatto dove ho mangiato e continuo a farlo. Nel corso della mia carriera in Micron, ho “regalato” all’azienda circa 1400 ore non retribuite per corsi e formazione, senza mai pentirmene ne tantomeno rinfacciandole, fiero di imparare e fiero degli strumenti che la ‘mia’ azienda, si la ‘mia’ azienda mi metteva a disposizione e, sa, per uno come me che non ha finito gli studi universitari ( a cui tenevo moltissimo) per motivi economici, mi sembrava un sogno continuarli, allora si parlava anche di crediti universitari riconosciuti, mai arrivati. I miei sacrifici sono stati sempre premiati con una discreta carriera, anche se ad ogni promozione mi veniva “consigliato” di cancellarmi dal sindacato a cui appartenevo, cosa che non ho mai fatto, sono un delegato provinciale della Fiom Cgil e ne vado fiero. Sono stato assunto nel 1999 e, sono stato il primo in assoluto a cominciare con i turni da 12 ore, dal quel giorno, non conosco altri orari, se non qualche sporadico turno in giornaliero e, a proposito sempre di “Aquile” e “Tacchini” , pur di lavorare in Micron, accettai un contratto a tempo “determinato” a 12 mesi, senza nessuna garanzia, con una figlia di appena 3 mesi allora (adesso ha 13 anni), cambiando regione (Lazio), rinunciando ad un contratto di lavoro a tempo INDETERMINATO e, da una casa di proprietà che avevo, sono venuto a pagare l’affitto ad Avezzano. Allora, la mia valigia era piena solo di sogni e di tanta speranza, ma ero contento, lavoravo dove avevo sempre sognato di lavorare, ero felice, e adesso? Adesso ho comprato una casa con un mutuo che non so se riuscirò a pagare, ho cercato di essere “Aquila” quando è cominciata la cassa integrazione (2009) con la paura di restare senza lavoro, provando a costruire qualcosa fuori dalla Micron, ma mi hanno subito impallinato e tagliato le ali (ancora oggi mi lecco le ferite), mi sono reso conto che a questo mondo servono sia i “Tacchini” che le “Aquile”, io sono un tacchino, l’Aquila non mi viene proprio bene farla. Ho paura di non poter dare un futuro alle mie figlie, sono pieno di incertezze, ho venduto tutto quello che di materiale potevo vendere (autofinanziandomi il mancato stipendio che percepisco in Cigo), ma mi dispiace per lei, l’unica cosa che non vendo e non venderò mai, sarà la mia dignità, quella no e, con molto rispetto, da Marsicano acquisito quale sono, non le permetto di dire che il territorio (istituzioni e cittadini) non sono stati vicini alla Micron durante tutti questi anni, vorrei solo ricordarLe che la Micron ha rinunciato ai soldi pubblici (accordo di programma ex Texas) perché a suo dire non ne aveva bisogno, investiva solo soldi propri, vorrei ricordarLe che la Micron poteva andare via già dal 2001 e non l’ha fatto, non mi venga a dire che in tutti questi anni non ha fatto soldi e business, ma solo investimenti, vorrei ricordarLe che Le manca un solo anno per la pensione (lo ha detto Lei) un diritto che i 1623 “tacchini” di Micron Avezzano hanno contribuito a farLe raggiungere e, non solo, contribuiranno anche a pagargliela con i propri contributi, mentre la loro non sarà garantita. Ecco, non mettendo in dubbio la sua buona fede e quella di chi Le sta affianco in questa nuova avventura, io credo che Lei debba professare umiltà, chiedendo scusa per una dichiarazione infelice e in cambio, il territorio da Lei tanto criticato, di fronte ad una soluzione ragionata, condivisa e trasparente, non Le farà mancare mai il suo appoggio incondizionato”.