Avezzano. Una lussuosa vita appartenuta alla mala vita diventerà una casa famiglia. Grazie al pacchetto sicurezza, infatti, è stata sequestrata a degli estorsori e consegnata nelle mani del Comune di Avezzano che poi l’ha passata all’associazione Liberi per Liberare. Dopo quattro anni l’abitazione, con stucchi e finiture in oro, è stata abbattuta e al suo posto nascerà una casa per le famiglie dei detenuti e i bisognosi. “Oggi con soddisfazione possiamo iniziare questa seconda fase con la quale affidiamo alla ditta Franchi i lavori per un primo lotto della casa famiglia”, ha spiegato don Francesco Tudini che insieme a suor Benigna ha seguito il progetto con l’associazione Liberi per Liberare, “ringrazio tutti quelli che ci hanno sostenuto verso il sostegno delle persone disagiate”. Durante la benedizione del terreno dove sorgerà la struttura i titolari della ditta hanno spiegato che sarà una casa a due piani, di 200 metri quadrati l’uno, con cucina, refettorio, sala comune e nove stanze con bagno. “E’ un orgoglio per noi vedere tutta questa gente che quotidianamente si da da fare per chi è meno fortunato”, ha commentato il sindaco Gianni Di Pangrazio, “è passato troppi tempo e per questo ora dobbiamo dare un’accelerata a questo progetto e ad altri. E’ necessario dare la speranza alla cittadinanza e spronare tutti. La burocrazia e’ lenta, ma lo è perché le leggi la ostacolano. Ringrazio le suore per il loro impegno, la Croce Rossa, suor Benigna e tutte le personalità che hanno dato il proprio contributo”. La struttura verrà realizzata in tempi brevi e poi gestita dalla diocesi che ne ha finanziato una buona parte. All’incontro hanno preso parte la professoressa Maria Teresa Letta, presidente della Croce Rossa, il vice presidente del consiglio regionale, Giovanni D’Amico, numerosi consiglieri comunali e poi suore e volontari della diocesi. “Questa opera sarà una casa di accoglienza per i familiari dei detenuti e per quanti vi busseranno per chiedere ospitalità”, ha precisato il vescovo dei Marsi, monsignor Pietro Santoro subito dopo la benedizione, “c’era bisogno di questa opera e a mio parere ne serviranno anche altre. Il progetto è stato arricchito grazie al contribuito dello Stato, della Carispaq, di tanti privati e della diocesi pari a 200mila euro. Abbiamo bisogno anche di altri contributi per portare avanti il progetto. Se la diocesi non avesse creduto in quest’opera non avrebbe investito tanto e per questo la gestirà attraverso l’associazione Liberi per Liberare. Questa casa vuole essere il segno del cuore della diocesi per il bene di chi non ha un tetto dove riposare. Il vescovo anche teologicamente è il padre dei poveri della chiesa locale”.