Celano. “È passato un anno. Quante lacrime abbiamo versato e quanto dolore abbiamo attraversato. Non è facile parlarne, raccontare. Ma il dolore ora sembra aver lasciato il posto alla pace. Quando penso a lei penso a una persona che solo fisicamente non è con me. Io la sento, in qualsiasi cosa faccio”.
Ilenia Fegatilli è un’amica di Sara Sforza, la 23enne che un anno fa ha perso la vita per un tragico incidente stradale sulla Tiburtina, a Celano, in provincia dell’Aquila.
Era il 2 gennaio, le persone ancora passavano da una casa all’altra per gli auguri di un nuovo anno, tra aperitivi, pranzi, cene, tavole imbandite e tanta voglia di festeggiare.
Quando arrivò lo squarcio più terribile all’interno di una famiglia di Aielli. Alla guida dell’auto che travolse Sara, un 25enne cittadino marocchino, poi scoperto senza patente, ubriaco e drogato al momento dello schianto.
“La morte di Sara mi ha insegnato a dare valore anche alle più piccole cose, quelle a cui, prima di perderla, nemmeno facevo caso”, va avanti la giovane che spesso saluta sui social l’amica scomparsa prematuramente, “ora se voglio fare una cosa la faccio e basta, senza insicurezze, senza paura. Se penso che una cosa mi possa far stare bene adesso scelgo di farla e basta. Perché il giorno prima con Sara ridevano e scherzavamo, il giorno dopo, lei non c’era più. Sara non meritava di morire. Lei era il sole”.
Al sangue lasciato sulla strada dalla giovane morta tra le braccia del suo ragazzo, lo scorso anno si aggiunse una violenta polemica sui social, tra un indecente botta e risposta di commentatori seriali che hanno infangato per giorni le pagine virtuali di Facebook tra insulti, minacce, ingiurie, tanto che ne è nata poi un’ulteriore inchiesta con i carabinieri che si sono ritrovati a dover identificare i responsabili, su ordine della Procura.
A far calare il sipario sull’ennesimo “teatro social”, questa volta davvero dei più terribili e insensati, la famiglia della giovane Sara. In una educata compostezza che, viste le circostante va anche oltre l’umana comprensione, chiese a tutti di rispettare il dolore di una famiglia che si è vista privare del sorriso di un giovane fiore reciso troppo presto.
“Quando arrivò la notizia, quel giorno”, va avanti Ilenia nel racconto, “nel gruppo di amiche con le quali frequentavo la scuola da estetista insieme a lei, iniziammo a scrivere un messaggio dopo un altro, fino a quando non abbiamo avuto certezza di quanto accaduto e che non ci sarebbe stato più nulla da fare. L’auto era distrutta e Sara non c’era più. Ho passato sere intere a piangere. Ricordo la confusione, il dolore straziante. Un dolore che mi fermò la schiena con un brivido. Sono sicura che sia stata lei a guarirci. Perchè con il tempo, il suo ricordo si è trasformato in energia positiva, in serenità, pace, tranquillità. Per me è come un angelo custode, la sento accanto a me qualsiasi cosa io faccia. E quando ho bisogno di una spinta in più penso a lei”.
Ilenia e Sara erano coetanee. Si erano conosciute al Liceo Artistico di Avezzano e poi erano diventate amiche frequentando la scuola da estetista.
“La mattina che mia cugina mi accompagnò per il primo giorno ero un po’ giù perché non conoscevo nessuno”, conclude, “poi vidi lei, davanti alla scuola. Sara era la luce. Abbiamo vissuto tanti momenti felici insieme. Ho perso per sempre un pezzo del mio cuore ma quando la penso so che per onorare la sua memoria bisogna continuare a vivere giorno dopo giorno, con coraggio, apprezzando sempre ogni momento che ci viene concesso”.