Tempi di attesa inaccettabili per esami diagnostici cruciali come la colonscopia e la Tac mettono a rischio la salute dei cittadini abruzzesi e vanificano gli sforzi di prevenzione. Un’odissea di 500 giorni per una colonscopia è stata denunciata, carte alla mano, da una paziente aquilana che da anni si sottopone regolarmente all’esame per lo screening del cancro al colon. Si è vista assegnare un appuntamento con una attesa di oltre un anno e mezzo. Una situazione inaccettabile, che va in contrasto con le rassicurazioni dell’assessore alla Sanità Verì che nei giorni scorsi ha parlato invece solo delle tempistiche previste per le diverse classi di priorità.
“Da dieci anni”, ha spiegato la paziente aquilana, “mi sottopongo alla colonscopia all’ospedale San Salvatore e non ho mai dovuto aspettare oltre gli 8-9 mesi, nemmeno durante la pandemia, quando il caos era totale. Questa volta, con un appuntamento preso a fine febbraio, mi toccherà aspettare oltre 500 giorni (il 5 agosto 2025): praticamente un anno e mezzo”.
Nei giorni scorsi l’assessore regionale alla Sanità Nicolettà Verì aveva però smentito questa situazione parlando di tempistiche per “la classe B (breve) entro 10 giorni, la classe D (differita) entro 30 giorni e la classe P (programmata) entro 120 giorni”. “Per una colonscopia”, aveva dichiarato, “è necessario attendere nella Asl 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila 8 giorni per una B, 1 giorno per una D, 63 giorni per una P”.
“Al di là delle priorità delle prestazioni (B, D, P)”, ha sottolineato però la paziente, “è un fallimento del sistema sanitario e della ragion d’essere del concetto di prevenzione. La colonscopia è uno degli esami più importanti per lo screening del cancro al colon, ci sarà una ragione se lo faccio ogni tre anni; ma anche se tale motivazione non ci fosse, sarebbe comunque molto grave, perché sancirebbe allo stesso modo l’inutilità di un Ssn pubblico. Lo screening è necessario proprio per scongiurare il rischio di finire dentro una delle classi di priorità. E non soltanto per non dover combattere con qualche malattia, ma anche per non gravare ulteriormente sulle casse pubbliche per fronteggiare cure, terapie e assistenza. Che, ricordiamolo, vengono pagate da tutti i cittadini con le loro tasse. Sarebbe opportuno che, invece di bruciare le proprie code di paglia appena sollecitati sulle lunghe liste d’attesa nell’Asl dell’Aquila, i decisori politici regionali e locali e i dirigenti sanitari responsabili di tutto ciò tacessero. Ribaltare la frittata sciorinando l’efficienza delle liste relative alle priorità è un non-senso”.
Un’altra causa che porterebbe a queste lungaggini nelle liste di attesa sarebbe legato anche all’assenza di attività ordinaria (visite ambulatoriali) di diversi direttori di Unità operative, a favore di attività libero-professionale di o me in tante occasioni supera persino lo stipendio base. Secondo il regolamento che disciplina l’intramoenia della Asl 1, ad esempio, si possono eseguire intramoenia solo se vengono “garantite l’integrale assorbimento dei compiti di istituto e da assicurare la piena funzionalità dei servizi”. Le visite in intramoenia non possono superare le visite ambulatoriali. Ma spesso i primari non fanno le visite ambulatoriali”.