San Benedetto dei Marsi. E’ stupefacente il ritrovamento fatto nel villaggio Ucraino di Stanica Luganskaja, nell’oblast’ di Lugansk ai confini con la Russia, dove dalla terra della steppa è riemersa la piastrina di un alpino marsicano. La piastrina identificativa è una lastra metallica indossata dal personale militare sulla quale vengono incisi cognome, nome, data e luogo di nascita, numero di matricola, gruppo sanguigno, cittadinanza e religione del soldato che la indossa ed è preziosa in caso di emergenza o per l’identificazione di un corpo. Su quella rinvenuta in territorio ucraino si legge il nome di D’Elia Balbino nato a San Benedetto dei Marsi nel 1922 ed inviato a combattere nella campagna di Russia durante il secondo conflitto mondiale. Il luogo del ritrovamento, con molta probabilità, è un sito di sepoltura che nel gennaio del 1943 vide transitare la colonna italiana dei superstiti dell’Armir impegnati in quella che è passata alla storia come la più grande avanzata all’indietro della storia militare italiana. I soldati sopravvissuti giunsero fino al nodo ferroviario di Gomel da cui partirono gli ultimi convogli della salvezza, ma sui quali l’alpino D’Elia non salì e del quale i suoi familiari non seppero più nulla fino ad oggi, tranne che fosse morto in guerra. La piastrina identificativa dell’alpino marsicano in origine era in possesso di uno studente russo, probabilmente appassionato dei cimeli della seconda guerra mondiale che pensò di consegnarlo nelle mani di un suo amico italiano, Giacomo Matacotta, che condivise sul web la gioia di questo spettacolare ritrovamento. In questa notizia si imbatte anche Roberto Marmotta fedelissimo alpino, originario di San Benedetto dei Marsi, che decide di impegnarsi affinché la piastrina torni nelle mani dei parenti dell’alpino marsicano. E’ così che lo straordinario cimelio dall’Ucraina della seconda guerra mondiale giunge fino in Marsica a distanza di 70 anni. La piastrina appare piuttosto consumata a causa degli anni trascorsi sotto la terra ma, lascia ancora leggere D’Elia Balbino- Di Loreto e Cerasa Camilla- Classe 1922- Pescina – L’Aquila, ciò che basta per sapere chi fosse il sodato che la ebbe appesa al collo. D’Elia Balbino, primogenito di sei fratelli, fu assegnato alla Divisione alpina Julia-9° Regimento-Battaglione L’Aquila e, con il suo reparto, venne dislocato in Russia in prossimità di Seleny-Jar, dove gli alpini aquilani fecero guadagnare alla Julia l’appellativo di Divisione Miracolo combattendo duramente per rompere il cerchio di ferro e di fuoco nel quale erano stati stretti dal cedimento del fronte di altre divisioni e di altri eserciti. “A Selenyj-Jar non si pensava di tornare, ma si sapeva di morire” raccontano i pochi superstiti. Gli alpini hanno resistito per oltre un mese nel freddo inverno russo, in buche scavate nella neve con l’elmetto, coperti dal solo telo tenda, respingendo un attacco dopo l’altro ad ogni ora del giorno e della notte senza perdere un solo metro di terra. Tuttavia il 17 gennaio del 1943, si verificò la rottura del fronte ed iniziò la tragica ritirata durante la quale il 9° regimento fu attaccato più volte dalle forze nemiche resistendo valorosamente nella speranza di ricongiungimento alla divisione tridentina per riuscire a sfondare l’accerchiamento sovietico. Il 20 e 21 gennaio ci furono due violenti combattimenti a Kopanki e Lessnitschanskij e nulla potè contro le preponderanti forze nemiche. Balbino scomparve in combattimento proprio nella battaglia di Kopanki e fu decorato alla memoria con medaglia di bronzo al valor militare. Del battaglione L’Aquila solo tre ufficiali tornarono a casa: Prisco, Fossati e Vitalesta e dei 1.600 alpini partiti, solo 150 rividero le montagne d’Abruzzo. Non solo fiori e cerali nella steppa russa, ma pezzi di latta che rappresentano storie di vita di giovani soldati caduti in guerra sepolti in terra straniera e di famiglie straziate che non riabbracciarono più i loro cari e non ebbero neanche una tomba su cui piangere. Sabato 8 agosto a San Benedetto dei Marsi si terrà una cerimonia, alla presenza delle autorità civili e militari, per onorare l’alpino D’Elia e tutti i soldati con caduti in guerra e per riconsegnare la sua piastrina agli anziani familiari ancora in vita. Federica Di Marzio