Avezzano. Con “Il Giuoco delle Parti” di Pirandello, Umberto Orsini incanta il Teatro dei Marsi Lo scorso 8 novembre, il tutto esaurito registrato in occasione di “Calendar Girls”, spettacolo inaugurale della nuova stagione di prosa, aveva chiarito l’ambizione del Teatro dei Marsi di Avezzano di ritagliarsi un ruolo primario in Abruzzo e in centro Italia. A distanza di due settimane il grande successo di pubblico è stato replicato con “Il Giuoco delle Parti”, commedia scritta da Luigi Pirandello nel lontano 1918 e riadattata, nella sua trasposizione teatrale, da Umberto Orsini e Roberto Valerio, regista dello spettacolo. Come da previsione, Orsini, nella veste di Leone Gala, personaggio principale della storia, è stato autore di una prestazione magistrale per intensità, passione e poliedricità. L’attore piemontese, classe 1934, ha tenuto in pugno il pubblico per tutta la durata dello show, strappando risate e commozione con la naturalezza di chi riesce a trasmettere tutto il grande amore per l’arte che porta sul palcoscenico. Prima dello spettacolo abbiamo avuto modo di intervistarlo in esclusiva e lui, con grande gentilezza e disponibilità, si è prestato alle nostre domande.
Passano gli anni ma il fascino di Pirandello, delle sue opere, del suo stile inimitabile, è sempre incredibilmente attuale. Solo che, per l’occasione, “Il Giuoco delle Parti” ha subito delle modifiche essenziali.
Il nostro intento, come compagnia teatrale, era quello di dare un taglio differente rispetto allo spettacolo originale che io, all’incirca 25 anni fa, avevo portato in scena. Questa volta ho pensato che, essendo io più anziano rispetto al personaggio principale, la storia doveva essere rivista in alcuni suoi passaggi. Così, mi son chiesto quali potevano essere le dinamiche immediatamente successive alla chiusura della novella, subito dopo che, per intenderci, Leone Gala ha mandato il suo amico a morire per una vendetta che, però, gli si è ritorta contro. Quindi, c’è sotto qualcosa di più “nero”. Oltre ad aver rivisto la storia, ho apportato delle modifiche anche ai caratteri dei personaggi che, in questo rifacimento, sono più carnali, più neri, più inquietanti. E’ stato introdotto, inoltre, un finale diverso rispetto a quello presente nel testo originale. Diciamo che ho cercato di dare una visione personale al contesto della novella, ecco. Per tornare all’inizio della tua domanda, beh, che dire, Pirandello, come tutti i classici, è sempre estremamente attuale. Però, nel momento in cui si mettono le mani su un grande classico, è fondamentale intervenire in maniera intelligente, affinché la sua essenza non venga scalfita ma, piuttosto, integrata da interventi ad hoc che hanno lo scopo di arricchirla. Lo spettacolo è davvero molto efficace e posso dire che l’enorme successo del pubblico è qui a testimoniarlo.
Quale è stata la difficoltà avuta nel riadattare questa novella?
Nell’originale c’è una scena che vede protagonisti i così detti “Marchesini”, quelli che, per errore, assalgono Silia Gala in casa (sbagliando indirizzo) credendo che lei sia la prostituta della porta accanto. Silia si comporta come tale con l’obiettivo di provocare un oltraggio, un vero scandalo pubblico al fine di avere, dunque, un biglietto da sfida da portare al marito. In questo modo si inscena una sorta di assassinio premeditato e lui, persona intellettuale ma al tempo stesso inerme, si trova, suo malgrado, al centro di una vera e propria trappola. Leone Gala, però, ne esce col fatto del giuoco delle parti, appunto. Questa scena l’ho eliminata, dando un tono diverso al prosieguo della storia che, anche grazie alla presenza di quattro attori più giovani, è molto affascinante. Tutto è nato dalla necessità di avere una compagnia non numerosa. Per rendere l’ambiente più realistico ho voluto evitare giovani mascherati da vecchi preferendo attori che hanno l’età dei personaggi. Intervengo quasi sempre nei testi, riadattandoli e modificandoli a seconda delle idee e delle necessità, perché, essendo anche produttore, devo considerare ogni singolo aspetto. Per penetrare il mercato c’è bisogno di tenere alta la qualità e il mio pubblico, abituato a un target alto, è piuttosto esigente.
E’ già la seconda volta, nel giro di due anni, che viene qui al Teatro dei Marsi. Lo scorso anno portò in scena “Il Prezzo”di Arthur Miller. Potremmo dire che sta diventando un ospite fisso da queste parti.
Si, lo scorso anno sono venuto con l’opera di Miller e mi ricordo un pubblico attento per tutta la durata dello spettacolo. Mi trovo a mio agio in quanto, fortunatamente, sono abituato a riscontri di pubblico positivi, altrimenti, se così non fosse stato, non sarei tornato a Avezzano. C’è una bella realtà, senza dubbio.
Lei ha avuto la fortuna di esordire e lavorare con alcuni dei più grandi registi italiani. Ma, al giorno d’oggi, quanta di quella qualità è andata perduta? In che stato di salute versa il cinema italiano?
Non è una domanda a cui è facile rispondere. Da una parte, troviamo ancora ottimi registi come Sorrentino, ad esempio. Ma c’è meno produzione di livello medio alto perché, purtroppo, non ci sono molto soldi. Anche per questa ragione il cinema italiano stenta a uscire dai confini nazionali. Ricordo che ai miei tempi, con i vari Tognazzi, Gassmann, Manfredi e Sordi, la commedia italiana veniva proiettata, con grande successo, in tutte le sale d’Europa, proprio perchè era un prodotto di qualità altissima. Adesso il livello di registi o attori, ma anche delle produzioni stesse, si è appiattito, con la conseguenza che viene danneggiato chi, sempre per citare Sorrentino come esempio, nel corso degli anni ha dimostrato di avere una qualità superiore alla media. Oggi si punta di più sui grossi prodotti televisivi come il recente “The Young Pope” o “Gomorra”, che sono esportati ovunque. Inevitabilmente, questo contribuisce ad appiattire la proposta che, spiace dirlo, ma non mi sembra all’altezza dei tempi che furono. Federico Falcone