Avezzano. Sono state depositate alla Procura di Avezzano, le conclusioni dei periti su necroscopia, indagini forensi e balistiche, in merito alla morte dell’orsa Amarena.
Ieri mattina, sulla scrivania del procuratore Maurizio Maria Cerrato, titolare del fascicolo aperto per uccisione di animale “per crudeltà e senza necessità”, sono arrivati gli atti in cui sono stati ricostruiti gli ultimi momenti di vita dell’orsa simbolo d’Abruzzo, che quella notte tra il 31 agosto e il primo settembre dello scorso anno è stata uccisa da Andrea Leombruni, a San Benedetto dei Marsi.
Già tre mesi fa, dai primi risultati peritali, era emerso che l’orsa Amarena non era in atteggiamento aggressivo ma era sulle quattro zampe e che era stata raggiunta da un colpo di fucile, un Bernardelli calibro 12, detenuto regolarmente dal 57enne marsicano.
Nulla ha lasciato al caso il pm Cerrato che, sospettando la premeditazione, dopo pochi giorni, il 9 settembre, aveva chiesto anche il sequestro del cellulare di Leombruni, per farlo sottoporre a una perizia che accertasse eventuali conversazioni, anche sui social, in cui l’uomo si riferisse all’orsa o agli orsi, nell’arco temporale dal 15 agosto al 9 settembre.
Dall’esame del telefonino, dissequestrato poco dopo su indicazione del Tribunale del Riesame, per motivi legati alla privacy dell’indagato, secondo la procura di Avezzano sarebbero potuta emergere “la sussistenza dell’elemento psicologico del reato, poiché la polizia giudiziaria ha avuto notizia che l’indagato aveva manifestato sui social network accessibili anche attraverso gli smartphone, l’intenzione di uccidere l’orsa, poiché questa già in precedenza aveva effettuato raid in centri abitati”.
Con la sua decisione, il Riesame ha negato la perizia sul cellulare dell’assassino dell’orsa ma ha comunque validato il sequestro di fucili, tagliole, munizioni, che secondo i giudici sarebbe bastato per una verifica per dimostrare che Leombruni “è dedito alla caccia” e che “l’uccisione non è avvenuta accidentalmente o a scopo difensivo ma sia stata preordinata o addirittura premeditata”.
Ieri mattina, alla procura di Avezzano sono arrivati i tre “super” periti nominati per determinare con esattezza l’accaduto ed è stata depositata tutta la documentazione elaborata in questi mesi. Accompagnati dal tenente colonnello Goffredo Arcieri, comandante del reparto carabinieri nucleo parchi Abruzzo Lazio e Molise, della sede di Pescasseroli, che sta seguendo l’inchiesta passo passo, sono arrivati i periti Paride Minervini, Stefania Salucci e Rosario Fico.
Chi sono i 3 periti incaricati per ricostruire la morte di mamma orsa
Paride Minervini
Consulente tecnico balistico, proveniente dall’Esercito Italiano 130° corso Allievi Ufficiali di Complemento (1988), attualmente è Ufficiale Superiore dei Paracadutisti della Riserva.
Insignito della distinzione onorifica di Cavaliere dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana” dal 2000 ha svolto numerosi incarichi relativi ad omicidi, detenzione illegale e alterazione di armi ed esplosivi, incidenti di caccia, incidenti con fuochi pirotecnici ed esplosivi da guerra, ricerca, identificazione e messa in sicurezza di ordigni bellici in mare e in superficie.
Si è occupato di high profile cases, tra cui l’omicidio di Nicola Calipari in Iraq, l’omicidio della giornalista Ilaria Alpi in Somalia, l’esplosione del carro armato “Ariete”, il caso “Sandri” e l’analisi di esplosioni di fabbriche di esplosivi e poligoni di tiro. Dal 2007 ha ricoperto il ruolo di consulente tecnico per la Balistica e l’Esplosivistica in cinque Commissioni Parlamentari d’Inchiesta di cui tre per la Commissione Uranio –munizioni speciali e poligoni di tiro, Commissione Morti Bianche (incidenti con esplosivi), Commissione “Moby Prince”, Commissione “Moro”.
Come consulente della Procura di Avezzano, Minervini ha confermato che l’orsa è stata raggiunta da un colpo di fucile, calibro 12, che l’ha colpita alla spalla perforando il polmone.
Rosario Fico
Già responsabile del Centro di referenza nazionale per la Medicina forense veterinaria è attuale vicepresidente della Società italiana scienze forensi veterinarie. È stato dirigente veterinario presso l’IZS dell’Abruzzo e del Molise, con il ruolo di responsabile dell’area di diagnostica necroscopica nel Reparto di “Anatomo-Istopatologia e Microbiologia Diagnostica”. È stato impegnato nella ricerca e nello sviluppo di tecniche diagnostiche forensi da impiegare nelle indagini per la repressione dei reati contro gli animali.
Ha partecipato a progetti di ricerca, anche internazionali, finanziati dal Ministero della Salute, da Enti Parco Nazionali, dal Ministero delle Politiche Agricole e dal Ministero dell’Ambiente per studi di carattere veterinario sulla conservazione di mammiferi protetti, quali l’orso marsicano, il lupo, il capriolo, il camoscio appenninico, il cervo sardo, il cervo europeo e il cervo della Mesola.
Per chiarire quanto avvenuto a San Benedetto dei Marsi, nei giorni successivi al crimine Fico e Minervini hanno svolto un sopralluogo sulla scena dell’uccisione. Oltre alla necroscopia, l’indagine forense prevede la ricerca di elementi di interpretazione e di correlazione di fatti e circostanze relativi alla morte dell’animale. Che siano fattori concausali che abbiano favorito o modificato l’effetto delle lesioni, la rilevazione di oggetti, strumenti o tracce dei mezzi con cui è stato commesso il crimine, il recupero e identificazione e la successiva conservazione eventuale di materiale fonte di prova.
Dopo l’uccisione l’orsa Amarena è stata consegnata all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise che ha eseguito tutto l’iter di accertamenti necroscopici e diagnostici seguiti dalla dottoressa Salucci, responsabile della sede territoriale di Avezzano dell’istituto zooprofilattico sperimentale d’Abruzzo e Molise.
Stefania Salucci
Laureata in medicina veterinaria, la dottoressa Salucci è autrice di numerose pubblicazioni scientifiche. Prima di essere nominata dirigente, ha rivestito diversi ruoli, che l’hanno vista dare supporto tecnico per veterinari e allevatori nel settore della salute animale, nell’attività diagnostica nei reparti di igiene degli alimenti, sierologia, microbiologia diagnostica e anatomoistopatologia.
I 90 giorni di tempo per elaborare le perizie sono trascorsi. La documentazione a questo punto sarà cruciale ora per definire le responsabilità dell’indagato. Nello specifico, sarà la perizia balistica che chiarirà l’esatta distanza e la precisa traiettoria del proiettile che ha ucciso mamma orsa che quella sera aveva con sé i suoi due cuccioli, rimasti poi soli.
Una delle pagine più tristi della storia dell’Abruzzo.