Aveva ucciso un collega della polizia, ha scontato un ergastolo e poi è uscito. Un percorso di rieducazione che fa parlare, crea polemiche fa riflettere. Forse, non è un argomento da like. Tuttavia, accendere i riflettori sulla realtà carceraria in questo periodo, però, non solo è necessario, ma anche educativo. Così ieri sera, con Mauro Nardella, segretario generale Uil Polizia Penitenziaria, abbiamo messo a fuoco i problemi durante l’emergenza, il caso Dimitri di Sulmona, lo Smart Working nel carcere. Quello che però ha colpito di più è stato sicuramente il suo racconto finale:
“L’esperienza dell’ergastolano che uccise un mio collega in quel dì di Taranto molti anni fa. Il poliziotto penitenziario ha una peculiarità: deve partecipare all’opera di risocializzazione del reo. Questo detenuto è stato molto criticato perché dopo 25 anni ha vissuto un’esperienza da uomo libero, sulla scia di un percorso che lo ha visto esemplare nel percorso di riabilitazione e se lui è riuscito ad uscire dal carcere lo si deve in particolar modo al lavoro della polizia penitenziaria. Spezzo una freccia a favore di questa persona, anche se può far discutere, perché l’obiettivo primario di un poliziotto della penitenziaria è proprio quello di rieducare”.
Per quanto riguarda l’emergenza: “i tamponi sono stati effettuati su tutto il personale”, ha commentato Nardella, “fortunatamente specie nella zona della provincia dell’Aquila, la situazione è stata tutta sotto controllo. E per quanto, all’inizio ci sono stati disordini nazionali nelle carceri in relazione all’impossibilità delle visite con i parenti nel periodo di quarantena, i detenuti hanno avuto poi modo di fare video chiamate, prima assolutamente vietate e di effettuare più chiamate normali”.
Sulla situazione dell’ipovedente di Sulmona, Dimitri, un caso sul quale è intervenuta anche Striscia La Notizia, “sicuramente non provo grande soddisfazione del fatto che è dovuto intervenire un tg satirico nazionale per risolvere un problema, che da due anni con continui richiami del nostro sindacato abbiamo cercato di mutare. Tuttavia, specie in questo periodo con lo SmartWorking, il collega si è potuto rendere utile al suo lavoro, per la sua dignità”.