Pescina. “itinerari dell’arcobaleno estate 2023 ”. Direzione artistica del Teatro dei Colori con il contributo del Comune di Pescina, rapporti istituzionali con Ministero della Cultura e Regione Abruzzo. Mercoledì alle 2.15 al teatro San Francesco di Pescina. Tam Teatromusica / Nicola Lotto
VORREI ESSERE LIBERO Le parole nuove di Giorgio Gaber
con la collaborazione della Fondazione Giorgio Gaber
da un’idea di Giampaolo Fioretti
Nicola Lotto: testo, arrangiamenti, voce narrante e chitarra
Alessandro Martinello: scene e video
scrittura scenica: Nicola Lotto e Alessandro Martinello
fotografie e video gentilmente concessi dalla Fondazione Giorgio Gaber
immagine locandina di Gianluca Alfieri,
elaborazione grafica di Alessandro Martinello
canzoni di Giorgio Gaber
‘Andavo alla televisione, cantavo una canzone, facevo un bell’inchino.
Poi mi guardavo e mi facevo schifo.
O riuscivo ad andare avanti come volevo io o basta.
Non volevo più fare il buffone e quindi
intorno gli anni 70 ho iniziato l’attività teatrale’
– Giorgio Gaber
PAOLO JACHIA ‘Giorgio Gaber 1958-2003. Il teatro e le canzoni‘ Editori Riuniti, 2003.
Sono trascorsi già 50 anni da quando Giorgio Gaber, affermato attore e cantante milanese, portava in scena per la prima volta il suo Signor G, dando vita al Teatro Canzone, genere ibrido tra musica e teatro dove i diversi linguaggi, canzone e monologo, si intrecciano e uniscono assieme. Ci siamo chiesti che tipo di valore possa avere, raccontare oggi la parabola artistica dell’Adorno del Giambellino (come lo chiamava il critico Enzo Golino) o del Filosofo ignorante come amava definirsi egli stesso, e in che modo sia corretto descriverlo alle nuove generazioni che vogliano farne la conoscenza. La risposta sta tutta nelle parole dei suoi spettacoli: coraggiose, irriverenti, ironiche, capaci di sciogliere e intimidire ma anche di mettere a fuoco, mirare e centrare il punto. Parole che nascono da un approccio critico nei confronti delle cose, dalla tensione intellettuale del mettere in discussione le verità assolute, dalla consapevolezza che i dogmi sono semplicismi che impoveriscono e che il senso, se c’è, è ancora nella ricerca incessante di
un senso.
Nicola Lotto, accompagnato dalla chitarra e da immagini e video dell’epoca, racconta con
parole e canzoni gli anni ’70 di Giorgio Gaber. Narra il passaggio dalla televisione e dalla ‘canzonetta’ al teatro, la nascita del Teatro Canzone firmato con il pittore viareggino Sandro Luporini, la forza propulsiva innescata dal Movimento del ’68 e il coraggio di distanziarsene, criticandolo con l’istinto e l’ironia di chi non deve tener fede a nessuna bandiera, di chi è libero per natura anticonformista ‘e convinto che la forza del pensiero sia
la sola libertà‘.
Il racconto procede in forma di reading musicale e le immagini arricchiscono e colorano le parole, restituendo un segno tangibile della potenza scenica di Gaber e della sua verve istrionica. Si passa dai Festival di Sanremo e le trasmissioni televisive che lo videro affermarsi come l’enfant prodige del cantauorato italiano, fino al passaggio all’attività teatrale, la collaborazione con Sandro Luporini e la nascita del Teatro Canzone, avvento di un genere nuovo mai approfondito in Italia fino a quel momento. Nello spettacolo si cristallizza tale passaggio di prospettiva in due eventi importanti: la morte di Luigi Tenco, avvenuta in circostanze ancora poco chiare al Festival di Sanremo del 1967, che rappresentò una scossa per il mondo della canzone italiana, e l’esplosione del Movimento
del ’68 con le sue proposte di rinnovamento della società in nome di un antiautoritarismo che coinvolgeva dalla sfera privata a quella politica e sociale. Ascoltando Gaber si ha l’impressione di trovarsi davanti a delle parole che abbiamo spesso dato per scontato, cui credevamo di conoscerne il significato. Nei suoi spettacoli assumono valori e connotati differenti e sono queste le parole ‘nuove’ che cerchiamo di raccontare.
La libertà, ad esempio, non è il semplice gioco di ‘stare sopra un albero‘ e nemmeno il tempo passato a fissare ‘il volo di un moscone‘. Non è nemmeno poter frequentare uno ‘spazio libero‘ ma si tratta di ‘partecipazione‘ intesa come facoltà di cambiare veramente lo stato delle cose o come diceva lui ‘uno spazio d’incidenza’. Allo stesso modo una parola come ‘idea‘ (avere, possedere un’idea), per Gaber diventa essere quell’idea, incarnarla perché ‘finché resta un’idea è soltanto un’astrazione, se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione‘. Infine il termine democrazia, così importante e centrale per la nostra società, viene fatto deflagrare con l’evidente ironia di chi riesce ad alleggerire un concetto senza mai banalizzare, riconducendolo alla mera possibilità che ha un individuo di potere rubare una matita durante il voto in cabina elettorale. Raccontare Gaber è molte cose, è come percorrere molte strade. In questo caso, oltre a essere un omaggio a uno degli autori che più son riusciti a sfuggire dalle etichette di ogni tipo, è un riconoscimento a chi ha saputo descrivere in maniera così esatta la realtà del proprio tempo. È un tentativo di percorrere assieme a lui il crinale del senso, passandolo sotto il setaccio del dubbio perché solo con la ricerca continua possono emergere le verità. Raccontare Gaber infine è parlare del percorso di un artista libero, libero di non farsi condizionare, di non aderire alle mode del momento, libero di scegliere quale linguaggio utilizzare, di strutturare una carriera sul pensiero e sul ragionamento, tralasciando gli slogan aggreganti o le battute facili … libero come un uomo.