EDITORIALE – C’è un piccolo borgo nel cuore del Carseolano, Tufo di Carsoli, che da dieci anni offre al mondo una lezione silenziosa e potente su ciò che significa vivere attraverso l’arte. Un luogo dove i muri parlano, non per ammonire o dividere, ma per accogliere e tramandare. Intonaci, il progetto di street art nato quasi come un esperimento di rigenerazione urbana, è diventato oggi un baluardo di poesia visiva, un cammino che incanta, educa e commuove. E soprattutto, dimostra una verità profonda: l’arte, come l’anima, è senza tempo.
In un’epoca dominata dalla velocità e dalla smaterializzazione, il gesto pittorico che si fissa sugli intonaci delle case assume un valore quasi sacro. Non è solo decorazione. È testimonianza. È memoria condivisa. È il ponte tra ciò che siamo stati e ciò che scegliamo di diventare. A Tufo, ogni murale è un racconto, un simbolo, un frammento di identità che si sedimenta nella pietra e nella coscienza collettiva.
Ma ciò che colpisce più profondamente è la capacità di Intonaci di unire. Unire le generazioni, le sensibilità, i tempi. L’anziano che riconosce in un’opera un’antica leggenda locale, il bambino che scopre nel colore una forma nuova di stupore, il visitatore che si lascia guidare da immagini capaci di parlare più delle parole: tutti partecipano, consapevolmente o meno, di un rito contemporaneo e universale. L’arte come linguaggio che non ha bisogno di traduzioni, che attraversa l’umano come un filo invisibile e lo lega alla bellezza.
Non è una prerogativa della sola pittura, benché il tratto pittorico sia qui protagonista indiscusso. La stessa forza senza tempo abita la musica, la scrittura, la scultura. Ogni disciplina artistica, quando nasce da un’urgenza espressiva autentica, ha in sé qualcosa di immortale. Perché l’arte, in tutte le sue forme, è una proiezione dell’anima. E l’anima, per quanto invisibile, non conosce usura.
La street art, in particolare, oggi è una delle espressioni più vitali di questo principio. Per troppo tempo relegata a linguaggio marginale o dissidente, ha saputo invece dimostrare di essere un codice diretto, popolare, straordinariamente evocativo. Dove arriva, lascia un’impronta che trasforma. A Tufo ha fatto molto di più: ha ricucito. Ha preso un borgo dimenticato e lo ha reso scenario vivo, museo a cielo aperto, luogo di pellegrinaggio culturale e umano.
Intonaci è allora più di una rassegna: è un atto di resistenza poetica. È il segno che l’arte può cambiare il destino di un luogo, e con esso il cuore di chi lo abita. Non si tratta solo di abbellire. Si tratta di riconoscersi, di ritrovare, attraverso un volto dipinto o un simbolo ancestrale, il senso profondo dell’appartenenza.
In un mondo che dimentica in fretta, l’arte ricorda. In un tempo che consuma, l’arte conserva. E lo fa con l’umiltà del colore steso su un muro, con la forza di un’idea che sfida la morte. A Tufo, come in ogni luogo dove l’anima si fa visibile, si celebra il miracolo della bellezza che resiste, che unisce, che insegna. Ed è questo il vero senso dell’eternità: vivere oltre l’uomo, attraverso la sua arte.
@Gelico foto in evidenza: visita guidata con Lorena Bernardi, Daniele Imperiale e Simone Cococcia rapp.te del comune di Carsoli