Avezzano. Una fiammante Ferrari F430 disponibile online a 50mila euro. Un’occasione che una società automobilistica napoletana non voleva farsi scappare. Aveva trovato l’inserzione sul sito Subito.it e aveva risposto dicendosi interessata all’acquisto.
Aveva anche preparato un assegno di 50mila euro, scattando una foto e inviandola ai venditori come prova per bloccare la macchina. Un colpaccio visto che, nonostante siano già passati diversi anni dalla sua fuoriuscita dal mercato, la F430 è ancora quotata circa 150mila euro.
Peccato che quella offerta di vendita si sia rivelata soltanto una truffa per la quale è stata rinviata a giudizio una donna di Avezzano, A.O., 31 anni, accusata di ricettazione per aver tentato di incassare l’assegno pur sapendo di trovarsi davanti a un titolo falso.
La truffa, secondo l’accusa, consisteva nel far abboccare un acquirente tramite l’annuncio della vendita della Ferrari e poi farsi mandare l’immagine dell’assegno tramite whatsapp come prove dell’impegno all’acquisto.
A quel punto la banda di Avezzano si occupava di realizzare un assegno clone dell’originale e andarlo a ritirare in banca. Per un soffio il piano non è andato a segno. Infatti qualcosa non ha funzionato.
La società napoletana, cascata nell’inganno, dopo aver inviato la foto dell’assegno, ha attesto qualche giorno ma si è accorta che i venditori erano spariti e non rispondevano più al telefono. Così ha deciso di bloccare l’assegno e comunicare tutto alle forze dell’ordine, presentando una denuncia.
Quando la ragazza avezzanese si è presentata all’istituto bancario per accaparrarsi i 50mila euro a fronte della presentazione dell’assegno clonato, depositando in tal modo i soldi sul proprio conto corrente, è stata bloccata e identificata. Sono intervenute le forze dell’ordine che hanno avviato le indagini e denunciato la giovane di Avezzano che è stata accusata di ricettazione di assegno falso.
I fatti risalgono al 2018 e a distanza di 5 anni la giovane di Avezzano è finita davanti al giudice. Dei complici nessuna traccia. I responsabili dell’azienda napoletana che volevano acquistare la Ferrari hanno raccontato di aver parlato sempre con un uomo, un certo Ciro, probabilmente un nome falso.
Questo fa pensare, qualora la tesi accusatoria fosse confermata, che dietro alla truffa ci fosse una vera e propria organizzazione criminale dedita a questi tipi di raggiri. Nessuno però è stato identificato a parte la 31enne, difesa dagli avvocati Luca e Pasquale Motta. Lei si dichiara innocente affermando di non essere mai stata a conoscenza che quell’assegno fosse falso e di non aver mai partecipato alla truffa della Ferrari o ad atri tipi di iniziative truffaldine.