Avezzano. Durante una passeggiata a cavallo scopre dei preziosi reperti archeologici risalenti all’Età del bronzo e li consegna alla Soprintendenza aspettando il premio in denaro previsto dalla legge. Dopo tre anni, però, è costretto a rivolgersi alla magistratura perché non gli viene assegnato neanche un euro dal Ministero. Il ritrovamento è avvenuto in un campo vicino ad Avezzano dove L.T., 48 anni, di Tagliacozzo stava cavalcando, nella frazione di Castelvecchio. Si è accorto che a terra c’erano dei monili, è sceso da cavallo e ha osservato da vicino gli oggetti rendendosi conto che l’area era piena di reperti. In particolare sono state trovate alcune fibule in bronzo di diversa dimensione, degli anelli dello stesso materiale, numerose armille, una pisside, dei fermacapelli, un residuo di ascia in ferro, un frammento di punta di lancio. Probabilmente i ritrovamenti consistono in ornamenti funebri femminili che fanno parte di una necropoli della zona. La scoperta risale ai primi di maggio del 2009. Tutti i preziosi reperti furono consegnati provvisoriamente al Museo di preistoria di Celano, presi in consegno al direttore della struttura Gertrude Di Matteo, al fine di farne un inventario e una classificazione esatta. Il controllo dei ritrovamenti acquisiti dovrebbe avvenire per legge entro 240 giorni dalla data di accettazione del premio. L’articolo 90 del codice dei Beni culturali stabilisce che “chi scopre fortuitamente dei beni culturali appartenenti allo Stato e fa denuncia entro ventiquattro ore al soprintendente o al sindaco” ha diritto a un premio. Chi ritrova i reperti ha la facoltà di rimuoverli per garantirne meglio la sicurezza e la conservazione fino alla visita dell’autorità competente e anche “le spese sostenute per la custodia e rimozione sono rimborsate”. Il Ministero, inoltre, deve corrisponde un premio non superiore al quarto del valore delle cose ritrovate. Il premio può essere corrisposto in denaro o concedendo allo scopritore parte delle opere ritrovate. Inoltre, sempre secondo il codice dei Beni culturali, chi ritrova dei reperti archeologici ha diritto a un acconto del premio “in misura non superiore a un quinto del valore”. Ora il malcapitato marsicano si è rivolto all’avvocato Luca Motta per far valere i propri diritti e ricevere il denaro.