Avezzano. E’ alla cena del Signore l’appuntamento del giovedì Santo con cui si da il via al solenne triduo pasquale. E’ il banchetto che celebra l’istituzione del sacramento dell’eucaristia come rito memoriale della nuova ed eterna alleanza. È la festa dell’amore fraterno che sostanzia di sé la Chiesa e la fa rivivere e camminare sulle vie impervie del mondo e della storia. Suggestivo il rito della lavanda dei piedi, semplice e carico di significato, capace di esprimere il valore dell’amore verso i fratelli che si traduce in accoglienza e ospitalità, cioè in servizio permanente. Non un semplice rito ma un impegno d’amore del Padre col Figlio e di Cristo con i credenti. “Siamo tutti nel cenacolo questa sera” ha detto il Vescovo dei Marsi, Pietro Santoro, durante le celebrazioni in cattedrale, ed ha aggiunto: “il segno dell’amore è affidato a noi, perché ognuno si metta al servizio dell’altro, ognuno si lavi col perdono, ognuno di noi assuma i bisogni altrui”. A Tagliacozzo è Padre Attilio Terenzio, durante l’omelia, nella chiesa di San Francesco a sottolineare il significato del rito della lavanda dei piedi: “segno di un cammino fatto di sacrifici che sono amore incondizionato”. Dalla tarda serata i marsicani hanno affollato le chiese di tutto il territorio per l’omaggio agli altari della reposizione, tradizionalmente detti “sepolcri” dove la pietà popolare ha accostato nei secoli l’impropria idea di una tomba, cogliendo in esso una metafora della morte e sepoltura di Gesù, una tomba da vegliare con silenziosa, rispettosa e partecipata compostezza, e non una solenne esposizione eucaristica, quale realmente è, a disposizione dei fedeli per l’adorazione durante tutta la notte. Poco importa però di questa errata, secolare interpretazione, ciò che resta è la giusta disposizione dell’animo umano che ancora una volta risorge in Cristo. Gianluca Rubeo