Avezzano. Sgomento, rabbia e delusione, ma la battaglia dei territori per mantenere in vita i tribunali cosiddetti minori non si ferma. L’incredibile, quanto assurda decisione della presidente del Senato, la forzista Maria Elisabetta Casellati, che ha stralciato d’autorità l’emendamento approvato all’unanimità dai senatori italiani e con la copertura economica, “umilia il parlamento. Quell’atto di forza, imposto dall’alto”, tuona Gianni Di Pangrazio, coordinatore della battaglia di sindaci, presidenti di province e degli ordini degli avvocati delle quattro città in lotta, Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto, per mantenere in vita i tribunali, “è il segno più evidente che in questo Paese la Repubblica parlamentare è rimasta soltanto di facciata”.
“La decisione della presidente Casellati, se i tribunali chiuderanno, creerà un disastro socio-economico e della giustizia in questi territori: è uno schiaffo a centinaia di migliaia di abruzzesi che vedono lo Stato in rititata mentre la malavita organizzata avanza. Ma non ci fermeremo: insieme ai sindaci e i presidenti delle Province e degli ordini degli avvocati e i parlamentari abruzzesi, che ringrazio per il grande impegno e il sostegno alla causa della salvaguardia dei tribunali abruzzesi, continueremo a batterci senza riserve per tutelare un diritto sacrosanto per i cittadini: la giustizia di prossimità”.
“Lo stop della presidente Casellati, all’indomani del sì unanime dei senatori in commissione giustizia e affari costituzionali, che assesta un duro colpo alle speranze dei territori, quindi, non ferma la battaglia. Qualcosa non quadra in questo Paese”, aggiunge Di Pangrazio, “se i rappresentanti del popolo vengono praticamente esautorati come se le loro decisioni fossero carta straccia. Per non lasciare nulla di intentato, nella speranza che la Presidente del Senato cambi rotta, ritengo utile riaprire il tavolo di confronto tra gli amministratori locali, i rappresentanti degli avvocati e i parlamentari per decidere insieme la strategia migliore per far sentire la voce del popolo ai tecnici e burocrati asserragliati nelle stanze del potere decidendo a loro eslusivo piacimento sulle sorti del Paese. Forse è tempo che questo sistema di potere venga rivisto per ridare voce vera al popolo sovrano”.