Trasacco. Non è ancora stata chiarita la vicenda dell’assegnazione dei campi di calcio a Trasacco. Sulla vicenda è intervenuto anche Francesco Capriotti, esponente dell’opposizione. “Ormai è normale venire a conoscenza delle decisioni del sindaco di Trasacco Mario Quaglieri, più che della giunta Comunale, e poi ritrovarle amplificate sulle colonne di qualche giornale stampato oppure on line”, ha spiegato Capriotti, “più che una giustificazione del proprio operato rispetto alle alternative praticabili, sulle righe dei giornali sono riportati slogan ad effetto che fanno leva sugli interessi del gruppo di persone che traggono vantaggio dalla decisione, naturalmente presa “per il bene del paese”. Voglio tornare ad esempio sulla concessione degli impianti sportivi costituiti dai due campi di calcio, da parte della “Giunta Comunale” nei mesi scorsi, facendo qualche considerazione di buon senso più che replicare al Sindaco, che si è già espresso a suo modo. Trasacco è uno dei pochi paesi, di taglia simile, che ha ben due campi di calcio, uno in erba e l’altro in pozzolana, di proprietà del Comune. Un lusso. Però ha due associazioni sportive dilettantistiche. Il “però” ha il significato di “per fortuna” naturalmente; più persone si dedicano all’attività sportiva nel nostro paese, più si diffondono i valori dello sport, migliore sarà la società del futuro. Quando c’è abbondanza di risorse, si dovrebbe stare bene o, almeno, meglio della situazione opposta di scarsità. Basta ridistribuirle secondo regole condivise, applicando un po’ di saggezza. Invece il risultato delle decisioni prese dal Sindaco qual è stato? Che per “colpa” dello sport (normalmente è per merito dello sport ) è riuscito a dividere un paese. Questo perché si è stabilito un criterio molto originale per concedere il campo a un’associazione piuttosto che all’altra. Il campo in erba non riuscirebbe a sostenere il carico corrispondente a tutti i bambini delle due società (circa 160), quindi se ne concede l’uso a quella società che ha più bambini (circa 90). Questa scelta, però, si presta a due osservazioni: se si deve preservare il campo in erba è meglio farci giocare la società con meno bambini iscritti, è ovvio; se tutti i bambini della società, che si allenano sul campo in pozzolana, decidessero di tesserarsi con la società a cui è stato concesso il campo in erba, sarebbero troppi (circa 160 e quindi troppi secondo la delibera di Giunta Comunale) e bisognerebbe revocare la concessione, se non altro per non entrare in contraddizione. Sarebbe veramente assurdo. Vorrei fare una domanda a questo punto, che non ha niente di politico: qual è il numero massimo di bambini che possono giocare sistematicamente per una stagione senza rovinare il nostro (non uno generico) campo di calcio? Qualcuno ha condotto una valutazione specifica? Se tale valutazione è stata fatta, perché non viene rivelato a tutti i cittadini tale numero? E se si può arrivare a tale numero senza danneggiare il campo, perché non consentire ad una parte dei sessanta bambini “disgraziati” di poter usufruire del campo in erba (so’ creature pure quell’)? E’ chiaro che nessuno sa quanti bambini possono utilizzare il campo senza danneggiarlo e che tutta la motivazione è pretestuosa. Provo ad argomentare invece in maniera diversa. Se si disponesse di due pianoforti, uno buono e un altro un po’ più scadente, a quali musicisti si penserebbe di far suonare questi strumenti? Al primo che arriva? Con estrazione ad una lotteria? Ad un “amico” con cui si dividono degli interessi? Un criterio valido potrebbe essere: se uno strumento è fatto per onorare la musica, e quindi per fare dell’ottima musica, va da se che il pianoforte migliore andrebbe affidato al musicista migliore, considerando che di riflesso tutti noi ascolteremmo della musica di maggior pregio. Con lo stesso criterio, se un Comune ha due campi di calcio, da concedere per una stagione, dovrebbe assegnare il campo migliore (in erba) all’associazione che più onora il calcio, cioè quella composta dagli elementi di maggiore qualità e che danno più lustro al calcio come sport. Non fa una piega, no? Ma in tal caso la scelta sarebbe stata opposta a quella fatta dal Sindaco. Questo principio così semplice, “ognuno deve avere ciò che merita”, è recepito dalla Legge Regionale che disciplina le concessioni degli impianti sportivi. Basterebbe applicare i requisiti previsti dalla legge per stabilire a chi concedere gli impianti e fra i requisiti è inesistente quello applicato dal Sindaco di Trasacco. Credo che ci siano le condizioni oggettive per fare delle scelte diverse e più eque, soprattutto meno laceranti per il paese, perché Trasacco ha bisogno di tutto, fuorché di pretesti che dividono i cittadini”.