San Benedetto. “Ti facciamo fare la fine di Collinzio”. Sarebbe questo il tenore delle minacce trovate sull’auto di famiglia dell’assessore all’Ambiente Antonio Cerasani. Sulla vicenda rispunta quindi il giallo di Collinzio D’Orazio su cui sono in corso indagini per omicidio. L’uomo era stato ritrovato morto, dopo un mese di ricerche, nel fiume Giovenco e ora sono in corso indagini della procura di Avezzano e dei carabinieri.
Come raccontato dallo stesso Cerasani, è stata lasciata una lettera anonima sull’auto del padre, parcheggiata davanti casa, riportante minacce di morte all’assessore e alla sua famiglia. Il motivo, però, non era specificato anche se Cerasani si è fatto un’idea, come affermato da lui stesso: “Non so il motivo qual è… O forse sì. (Chi vuol capire, capisca).
Al vaglio dei carabinieri di San Benedetto, guidati dal maresciallo Loreto Colabianchi, ogni possibile ipotesi ma le indagini si restringerebbero all’ambito ambientale. Tutta la famiglia dell’assessore Cerasani da quasi vent’anni si batte per scongiurare le scorrettezze perpetrate ai danni dell’ambiente e del territorio, ma sopratutto a tutela dell’ambiente.
Inoltre il padre e la madre sono rispettivamente il presidente e la segretaria della Asd San Benedetto Venere, a cui dedicano con passione tempo e impegno. La mamma, da ben 19 anni, da quando cioè rivestiva la carica di vicesindaco, ha iniziato un’aspra battaglia contro quelli che lei ha sempre definito in questi decenni “i nuovi conquistadores, che mirano solo ad usare il Fucino come fucina dei loro interessi in barba alla salute, alle Igp e alle misure di tutela ambientale, archeologica e idrogeologica”.
La lettera di minacce, ora sequestrata dai carabinieri che stanno eseguendo gli accertamenti anche scientifici, ricorda i toni intimidatori mafiosi sinora sconosciuti nella terra dei Marsi.