Cerchio. È arrivata in mattinata al Comune di Cerchio una nota dal dipartimento della Sanità e ufficio di prevenzione e tutela sanitaria della Regione Abruzzo, a firma della dirigente Stefania Melana, una nota che ha diffidato il comune marsicano “nel proseguire in tale iniziativa sospendendo ogni attività avviata in tal senso” in merito ai test rapidi sul coronavirus.
“Non posso che manifestare profondo stupore rispetto alla modalità con la quale codesto Ufficio regionale ha inteso dare seguito a “quanto appreso dagli organi di stampa””, afferma il sindaco, Gianfranco Tedeschi, in riscontro alla nota regionale rivolgendosi al dipartimento, “in particolare, sorprende che codesto Ufficio regionale abbia preso spunto da notizie apprese dai mass media non per attivare una “necessaria e dovuta interlocuzione con chi rappresenta ed amministra un Comune abruzzese”, ma per rivolgerglisi direttamente con toni di diffida”.
“Rappresento che il coordinamento delle componenti del Servizio nazionale della Protezione civile, avviene, ai vari livelli territoriali e funzionali, attraverso il cosiddetto ‘Metodo Augustus’, che permette ai rappresentanti di ogni ‘funzione operativa’ come Sanità, Volontariato, Telecomunicazioni”, continua Tedeschi, “di interagire direttamente tra loro ai diversi ‘tavoli decisionali’ e nelle sale operative dei vari livelli come Centro Operativo Comunale, che è responsabile delle attività a livello comunale-locale, il cui massimo punto di riferimento è il sindaco o suo delegato (Legge 225/1992 – Art. 15)”.
“Proprio nella mia funzione di sindaco e responsabile del Coc”, sottolinea il primo cittadino di Cerchio, “nel rispetto delle indicazioni contenute all’interno delle Ordinanze emesse dalle autorità superiori, in considerazione dell’oggettivo dato che vedeva e vede rispetto all’intero territorio della provincia dell’Aquila, un eccessivo aumento di casi di contagio di COVID-19 nel territorio della Valle del Giovenco, nei Comuni di Cerchio, Collarmele, Pescina, Ortona dei Marsi, S. Benedetto, Gioia dei Marsi, ho inteso intraprendere nel breve periodo, una campagna di screening, su base volontaria, tra la parte di popolazione più esposta, attraverso l’utilizzo di test rapidi del tipo “COVID-19 IgM/IgG Rapid Test” che viene effettuato con una goccia di sangue per scoprire la presenza di anticorpi IgM e IgG anti-Covid-19, con il supporto di personale autorizzato. E’ indubbio che il tampone resta l’unico approccio diagnostico internazionalmente accettato”.
“Non a caso la scelta di questo Comune”, prosegue, “nel porsi in emblematica linea con quella presa, ad esempio della Regione Veneto (che ha acquistato 730.000 Covid-19 IgG/IGM rapid test), si atteggia come una soluzione non preclusa dal sistema e rimessa “di fatto ed in diritto” alla libera scelta auto-responsabile del cittadino per tentare di elevare la soglia del massimo contenimento dei contagi. È evidente che si tratti di una soluzione, sostanzialmente, non preclusa dall’ordinamento è, del resto, evidente dal mancato richiamo, da parte Vostra, di qualsivoglia normativa primaria o secondaria, normativa sulla quale non sembra essere fondato nemmeno il profilo giuridico della diffida stessa. Auspico, pertanto, che codesto Ufficio, nel ripensare l’atteggiamento manifestato, voglia assumere ogni opportuna forma di interlocuzione diretta “ad una leale, trasparente e corretta collaborazione”, per la migliore cura dell’interesse pubblico primario in gioco. Restando in attesa di Vostro riscontro a strettissimo giro”, conclude Tedeschi, “stante il dilagare del contagio nel nostro territorio come in precedenza rappresentato, nella consapevolezza di trovarci ad affrontare, in qualità di soggetti pubblici, una sfida difficilissima e molto complessa a cui stiamo dedicando “nel rispetto delle funzioni” tutte le nostre forze, si inviano i più cordiali saluti”.