Il Fucino Space Center, meglio conosciuto come Telespazio, è stato costruito negli anni sessanta per i primi esperimenti di trasmissioni televisive satellitari. Quando nel 1961 fu inaugurato, era unico al mondo nel suo genere e riuscì persino ad anticipare i centri spaziali statunitensi che videro la luce solo due anni dopo. La scelta della conca fucense non fu casuale, ma avvenne a seguito di studi molto accurati da cui risultò l’ottima protezione naturale alle interferenze fornita dalle montagne che la circondano. Nel 1962 la NASA firmò un memorandum d’intesa con Telespazio grazie al quale il mondo, sette anni dopo, poté seguire in diretta televisiva l’allunaggio. Dalle enormi antenne di Telespazio nel 1965 passò anche il messaggio di pace al mondo di Papa Paolo VI e, per la prima volta nella storia, anche la trasmissione dei Giochi Olimpici di Monaco del 1972.
Oggi, dopo la joint venture tra Finmeccanica (67%) e Thales (33%), è tra i principali operatori al mondo nel campo dei servizi satellitari. La società ha circa 2500 dipendenti e può contare su una rete internazionale di centri spaziali e teleporti dislocati in Francia, Germania, nel Regno Unito, Spagna, Ungheria e Romania. Nell’America del sud è presente in Brasile e Argentina, mentre negli Stati Uniti opera con Telespazio North America. I servizi principali sono la gestione dei servizi di lancio e al controllo in orbita dei satelliti e i servizi di osservazione della Terra, ma il servizio più prestigioso, è sicuramente quello del coordinamento del sistema Galileo, l’avanzato sistema satellitare globale di navigazione che l’Europa sta sviluppando in contrapposizione al sistema GPS statunitense. Con una superficie di circa trecentosettantamila metri quadrati, sulla quale sono disposte più di novanta antenne paraboliche, alcune con un diametro di oltre trenta metri, ancora oggi può fregiarsi del titolo di primo e più importante centro spaziale civile al mondo.
Ma un reperto d’inestimabile valore, che tutti i musei del mondo ci invidiano, si nasconde tra le antenne del Fucino Space Center: la poppa dell’Elettra, la cosiddetta “nave dei miracoli”. Un pezzo di nave, esposta nella conca del Fucino, potrebbe sembrare un tributo all’ex lago prosciugato nel secolo scorso, ma in realtà si tratta di uno storico omaggio alle conquiste delle telecomunicazioni. “Candida nave che navigava nel miracolo e animava i silenzi” così D’Annunzio amava definire quel bellissimo panfilo bianco su cui Marconi compié tutti i suoi esperimenti di radiotelegrafia per quasi vent’anni, fino al giorno della sua morte. E la poppa di quella nave-laboratorio, alla quale Guglielmo Marconi deve il prestigioso premio Nobel e a cui l’umanità intera deve ancora tantissimo, oggi si trova arenata sul fondo dell’ex lago del Fucino.
Francesco Proia
(autore del romanzo “Polvere di lago”)