Avezzano. “Dopo il Consiglio comunale dello scorso 29 ottobre quello che resta è lo sconcerto. Abbiamo assistito, e con noi tutta la città, ad una riunione dell’assise civica in cui si sono assunte decisioni delicatissime per il futuro del territorio con una approssimazione, superficialità che hanno dell’incredibile. Quello dello scorsa settimana resterà alla storia della politica cittadina come il Consiglio in cui si è deciso di privatizzare il grande patrimonio pubblico rappresentato dal Teatro dei Marsi: una decisione assunta senza dialogo con i portatori di interesse, senza un confronto trasparente con le realtà artistiche cittadine che da decenni tengono alto il nome di Avezzano e con un dibattito in Consiglio comunale ridotto al minimo nel contesto di decisioni evidentemente già assunte e imposte dalla maggioranza”.
A scriverlo in una nota firmata dal Partito democratico di Avezzano, Lorenza Panei e Anna Paolini.
“La delibera sulla privatizzazione del nostro teatro è un atto confuso che in un sol colpo stabilisce nuove destinazioni d’uso per alcune porzioni della struttura, nuove fattispecie di utilizzo con relative tariffe ed esprime la volontà di appaltare a terzi il servizio di gestione. La delibera incide su più atti amministrativi, dal regolamento di funzionamento del Teatro all’ammontare delle tariffe, e dunque avrebbe dovuto consigliare un’attenta analisi da parte dei consiglieri.
Ma la cosa più grave che vogliamo denunciare all’opinione pubblica è l’assenza nel deliberato di qualunque richiamo, di indirizzo e vincolo agli uffici, che possa quantomeno prevedere una gara pubblica nel caso si volesse persistere nella sbagliata idea di procedere alla privatizzazione del servizio.
Il vincolo della gara pubblica o comunque di forme di evidenza pubblica per la concessione della struttura non è stato inserito in delibera e ciò apre evidentemente la strada ad un incarico diretto a soggetti terzi. Infatti va sottolineato come il corrispettivo individuato dal consiglio per l’affidamento annuale del teatro sia pari a 135.000 euro, esattamente 4 mila euro in meno del limite massimo per incarichi diretti che la legge consente alle pubbliche amministrazioni. Un corrispettivo, dunque, che l’Amministrazione ha deciso e che consente per poche migliaia di euro la pratica dell’incarico fiduciario.
Una deliberazione inaccettabile che si aggiunge ai gravi motivi politico-amministrativi che abbiamo denunciati in aula e che, a nostro avviso, sono ravvisabili anzitutto nella decisione di sconvolgere la funzione sociale del Teatro con un tale voto del Consiglio. Il Teatro dei Marsi è, e doveva rimanere, il teatro della città, bene comune della città da gestire secondo criteri di pubblico interesse e con il massimo coinvolgimento delle realtà cittadine. Una gestione da lasciare in capo all’Ente locale ovvero ad un Ente Teatro che finalmente, se l’Amministrazione avesse voluto innovare con lungimiranza, sarebbe potuto nascere per il rilancio della cultura cittadina in questa fase post pandemica.
E invece si è scelta un’altra strada, quella di affidamenti esterni, i cui limiti e contorni non sono chiari e che comunque tradiscono la vocazione di una struttura dalle enormi potenzialità per l’Abruzzo intero e oltre.
Quanto abbiamo sentito, poi, in merito ai giudizi sulla gestione precedente del Teatro è stato un insieme di volgarità e falsità inaccettabili. La gestione di Lino Guanciale, che ha svolto il suo lavoro di coordinatore della stagione di prosa gratuitamente, è stata ricca di avvenimenti e di qualità con lo scopo ulteriore di iniziare un percorso che portasse il Teatro dei Marsi ad essere un punto di riferimento culturale innanzitutto per la città, perché bene cittadino, quindi un fiore all’occhiello, non solo per il territorio regionale ma per tutto il centro – sud, fino a diventare un teatro inserito nel circuito nazionale, sia come programmazione e che come produzione. Questo lo si può riscontrare nell’atto di indirizzo depositato nel settembre 2020 e nella modifica di regolamento presentata nel corso dell’estate dello stesso anno. Lungimiranza e visione frutto di un incessante lavoro anche durante la pandemia comunicando sempre in trasparenza con dirigenza, ufficio teatro e amministrazione commissariale.
Il tentativo di delegittimare il suo lavoro per giustificare la manovra di privatizzazione del Teatro è grave e motivo di valutazione in altra sede. Non ci si può infatti avventurare nel tentativo di screditare la figura e la professionalità di un grande artista dicendo palesi falsità: non è affatto vero infatti che la proposta di prosa dell’anno precedente sarebbe costata 162 mila euro, come detto da qualche impreparato consigliere, bensì solo 70 mila euro come dimostrato dagli atti ufficiali. Un budget concordato con l’amministrazione commissariale che non solo è stato rispettato, ma la stagione, tra sbigliettamento, abbonamenti e matinée, si era praticamente ripagata da sola. Purtroppo la pandemia ha bloccato l’ultimo spettacolo (Pirandello) del quale, a proposito, non si sa che fine abbiano fatto i rimborsi e/o voucher emessi per chi aveva acquistato lo spettacolo in abbonamento.
Infine non può essere consentito a qualche figura minore della Giunta comunale un attacco volgare nei confronti di Guanciale, dichiarando improprie le sue legittime osservazioni sulla cultura cittadina in quanto irrispettose dei drammi e dei lutti della pandemia.
Poche volte il Consiglio comunale della città era sceso così in basso e temiamo che la diretta streaming abbia restituito alla città uno spettacolo non edificante. Da parte nostra la battaglia contro la privatizzazione del teatro sarà senza quartiere: faremo qualunque cosa nelle nostre facoltà perché questo scelta amministrativa sia scongiurata”.