Avezzano. “Durante l’intera campagna per le elezioni comunali, ho letto ed ascoltato diversi interventi politici, di candidati sindaci e non, sul Teatro dei Marsi. Purtroppo ne ho intravisto una confusa conoscenza del tema generale, della storia ormai quindicennale del teatro stesso, delle normative nazionali ed europee che regolano i finanziamenti in materia di spettacolo dal vivo, oltre all’assenza di prospettive di più ampio respiro”.
Inizia con queste parole l’intervento del maestro Massimo Coccia, direttore artistico dell’associazione culturale Harmonia Novissima con la quale da più di dieci anni organizza la stagione musicale al Teatro dei Marsi di Avezzano. Non solo questa ma anche il Concerto di Natale che da poco più di venti anni si tiene nella Cattedrale del capoluogo marsicano. Da quattro anni a questa parte, invece, non solo il lavoro in stretta sinergia con le scuole ma anche la rassegna culturale Festiv’Alba che in estate anima il borgo archeologico di Alba Fucens.
“Come sempre avvenuto nelle fasi successive alle campagne elettorali, ci si lascerà alle spalle tanti dibattiti sterili, e si riprenderà la discussione sullo “stato dell’arte”, che per la classe dirigente non potrà che essere di natura organizzativa e finanziaria, non certo artistica. A parere del sottoscritto, non si arriverà mai a discutere di seria programmazione del teatro se, ad esempio, non si uscirà in via definitiva dal falso problema del “direttore artistico”: figura che non esiste nè potrebbe esistere, visto che il nostro teatro non è ente giuridico autonomo, e se anche lo divenisse, normative alla mano, non avrebbe la minima chance di finanziamenti significativi, soprattutto a seguito della riforma nazionale sullo Spettacolo dal Vivo intervenuta nel 2014 ed in modalità ancor più restrittive nel 2017″.
“Non è un caso che il regolamento comunale 2010 sulla gestione del Teatro dei Marsi, ancor oggi vigente, anticipò con lungimiranza alcuni punti della riforma nazionale 2014, prevedendo la figura di un Direttore (non artistico) del cosiddetto Ufficio del Teatro, ruolo super partes che non dispone di alcun budget finanziario ma ha soltanto il compito di coordinare stagioni artistiche gestite non direttamente dal Comune ma da “soggetti terzi” che investono sulle stagioni medesime risorse proprie, al massimo in convenzione con l’Ente che concede al progetto una compartecipazione “leggera” e sussidiaria rispetto al totale del bilancio di spesa”.
“Il principio cardine di quel regolamento è e resta la Gestione in Economia del Teatro dei Marsi: per semplificare, io Ente Pubblico ti concedo un contributo in convenzione solo se tu Soggetto Privato mi proponi un progetto sostenibile e già cofinanziato. La percentuale massima di cofinanziamento fu fissata dal Mibact al 60% (ancor più contenuta da parte della Regione con la LR 46/Furc correlata al Fus nazionale): per l’algoritmo, che calcola dimensione quantitativa e qualità dei bilanci, se tu privato chiedi di finanziare il 20/30% del tuo bilancio di spesa sei bravo (da confermare poi a consuntivo) ed il calcolo indicizzato premia i tuoi indicatori; se chiedi dal 40 al 60% sei meno bravo e l’algoritmo abbassa il tuo punteggio su alcuni parametri gestionali”.
“Ormai da molti anni la criticità dell’investimento di risorse comunali, in deroga rispetto al regolamento, poggia sulla Stagione di Prosa, il cui bilancio grava esclusivamente sulle casse comunali (quindi sui cittadini); per sopperire all’assenza, finora, di progetti sostenibili proposti da soggetti terzi in ambito di prosa, il Comune ha via via stravolto il ruolo super partes del direttore dell’ufficio del teatro (che non ha più coordinato le diverse programmazioni), investendolo del compito di dirigere artisticamente la sola stagione di prosa: operazione legittima ma che ha abdicato alla possibilità di una gestione economica manageriale, virtuosa ed autonoma”.
“La gestione del Teatro dei Marsi va invece reinquadrata : 1) in economia attraverso rapporti leggeri con soggetti terzi; 2) nel coordinamento vero tra progetti di diversa natura rispettandone la pluralità di linguaggi; 3) nel premiare i progetti sostenibili che guardano financo ai finanziamenti europei ed alle reti nazionali ed internazionali tra operatori culturali”.