Celano. “Con la presente mi sento in dovere di dare riconoscenza non a Norma Cossetto appartenente al regima fascista ed esponente della Gioventù Universitaria Fascista di allora, come suo padre Giuseppe Cossetto segretario del fascio del comune di Santa Domenica di Visinada, la celebrazione di una donna che in quel periodo grazie all’appoggio del papà fascista ha portato altre donne ad essere reclutate e portate nei campi di concentramento a morire non potrà mai essere un riconoscimento o peggio una targa in comune, probabilmente chi l’ha resa famosa non ha letto i libri di storia”.
Sulla polemica sollevata dalla Conferenza delle donne democratiche della Marsica, su cui è già intervenuta Carla Isabella Cace, presidente dell’Associazione Nazionale Dalmata e dirigente del Comitato 10 Febbrai, definendola “triste e violenta”, interviene un attivista di Celano che ha inviato una sua riflessione a Marsicalive.
“Pur condannando ogni genere di sevizia, la signora Cassetto si è resa colpevole della morte di tante donne portate nei campi di concentramento e uccise senza motivo”, scrive Marcello Prosia, “il Comune di Celano non è nuovo a tentativi di sovversione della realtà e ancora peggio fa specie che donne si prestano sorridenti alla targa di una donna che nulla è se un’assassina.
Quelle donne avrebbero dovuto leggere, informarsi e semmai capire se era il caso di fare una targa a una assassina.
Le donne da premiare non sono le signore Norma Cassetto fasciste ma tutte quelle donne che nel silenzio assoluto hanno aiutato i partigiani nel combattere il regima fascista, portando l’Italia alla libertà, quelle stesse donne sono morte in maniera brutale, chi impiccata, chi fucilata e chi seviziata e stuprata come la signora Norma Casetto del regime fascista.
La differenza tra le donne partigiane e le varie signore Cassetto sta nel fatto che le donne partigiane non hanno portato alla morte altre donne come ha fatto la signora Cassetto, ma hanno dato la loro vita aiutatando L’Italia ad essere libera dal regime nazifascista.