Tagliacozzo. Fine settimana ricco di appuntamenti a Tagliacozzo nell’ambito della rassegna cinematografica promossa dall’amministrazione comunale. Tre le proiezioni previste da oggi fino a domenica che si svolgeranno in diverse location dell’antico borgo: piazzetta III Molini e palazzo Ducale dove è stata allestita anche una mostra dedicata ad Antonio Pietrangeli.
Venerdì 8 Agosto
Cinema
Piazzetta III Molini ore 21:15
Miss Violence
di Alexandros Avranas
Grecia, 2013, 99 min, v.m. 14
Il giorno del suo compleanno l’undicenne Angeliki si getta dal balcone. Mentre la polizia e i servizi sociali cercano di scoprire la ragione di questo apparente suicidio, mentre la famiglia di Angeliki continua a insistere che si è trattato di un incidente. Qual è il segreto che la giovane Angeliki ha portato con sé? Perché la famiglia persiste nel cercare di dimenticare Angeliki e nell’andare avanti con la propria vita? Sono queste le risposte che i servizi sociali cercano quando visitano l’abitazione linda e ordinata della famiglia. Il padre ha assicurato che niente manca e che ogni cosa è al suo posto. Sembra che nulla li possa tradire, ma il fratellino minore di Angeliki svela inconsapevolmente indizi che a poco a poco manderanno in frantumi il mondo levigato della famiglia, costringendone i membri a fronteggiare quello che per tanti anni hanno tentato di nascondere. (Leone d’Argento per la regia e Coppa Volpi per l’interpretazione maschile a Themis Panou)
“Una tragedia greca sui e con i crimini di una famiglia senza emozioni, storpiata, degenerata, ipnotizzata e innaturalmente immorale. Insomma una metafora soffocante della Grecia patriarcale e fascistoide di oggi. Infatti. Leonard Cohen appoggia alla sequenza danzante di apertura la sua ballata – che si riferisce allo sterminio nazista degli ebrei – “Dance Me to the End of Love”. Perché questa Grecia risponde come il cane di Pavlov agli ordini che vengono dalla società dello spettacolo (…) E non ha più rapporti, se non violenti e repressivi, con la parte più giovane e consapevole della nazione. Come in Tunisia, Egitto e Siria….(…) Andiamoceli a cercare in casa, i mostri che sbriciolano le antiche civiltà. Non prendiamocela, dunque, con gli altri, gli estranei, i diversi gli extracomunitari, i rom, gli islamici o i tedeschi… Sono ‘gli stessi’, gli identici, i consanguinei, non gli alieni, gli sconosciuti, i diversi, i veri pericoli pubblici numero uno. (…) (Roberto Silvestri, Ilciottasilvestri)
“Amarissime considerazioni dopo lo sconvolgente film “Miss Violence” in cui, attraverso la storia di una famiglia disastrata, si propone l’evidente metafora dell’attuale situazione politico-sociale greca. (…) Stanno stuprando i nostri beni più preziosi: le bellezze naturali, artistiche e paesaggistiche, le montagne, i centri antichi, le architetture, le coste. (…) Scuola, ricerca universitaria, sanità, forze dell’ordine e intero sistema della giustizia sono alla canna del gas. Nel privato, quanto nel pubblico, è la fine del lavoro: neanche secondo le più rosee e edulcorate stime governative si riesce a prevedere un miglioramento dell’occupazione. Senza lavoro, si perde la dignità. (…) (Giovanni Iacomini, Il fatto quotidiano)
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Sabato 9 Agosto
CineClub
Palazzo Ducale ore 18:00 Gratuito
Rosarno
di Greta De Lazzaris
Rosarno è un approccio silenzioso alla vita di una piccola città della Piana di Gioia Tauro, dove approdano ogni inverno migliaia di migranti provenienti dall’Africa e dall’Europa dell’Est. L’osservazione della quotidianità dei suoi abitanti: sia dei residenti che in questo luogo ci sono nati, sia delle centinaia di uomini e donne che, sul bordo di una strada, sperano di rimediare un’ipotetica giornata di lavoro nei campi, o attendono in fila, tutti i giorni, un pasto caldo. Le ore passate ad ammazzare il tempo. Un’attesa in un non-luogo, ostile, provvisorio, di passaggio per tanti, in cui il tempo sembra essersi fermato molti anni indietro.
“Migrante è un nome generico per parlare di individui distinti, che stanno sul ciglio di una strada aspettando un ipotetico futuro. “Si accontentano di ammazzare il tempo aspettando che il tempo li ammazzi”, scriveva Simone De Beauvoir. Il tempo dell’attesa non è fotografabile. Nessun occhio umano riuscirà mai a scoprire la verità, il tormento di ciascun individuo. Questa è la questione davanti alla quale mi sono ritrovata a Rosarno, nel 2004, molti anni prima della rivolta, quando i drammi umani che vi si svolgevano, erano ancora ignorati da tutti. Ho impiegato nove anni di vita per iniziare a montare il materiale raccolto, per capire quale era l’immagine e la distanza giusta per provare a restituire la realtà e la complessità di questa cittadina, la vita dei suoi abitanti, dei migranti come dei rosarnesi.” (Greta De Lazzaris)
“È passato tanto tempo da quando Greta ha girato queste scene e oggi, a distanza di circa dieci anni, ci piacerebbe tanto poter raccontare un’altra storia. Ci piacerebbe non dover parlare di Habib e Adjei che, feriti a colpi di arma da fuoco a dicembre 2008, lasciarono a Rosarno la milza e la speranza di un futuro migliore. Vorremmo non dover raccontare di quei tre giorni di follia collettiva del gennaio 2010, del ferimento di alcuni braccianti africani e della conseguente rivolta, a tratti violenta, scomposta, disperata, e della successiva infame caccia al nero e della sconfitta dello Stato, costretto ad allontanare i migranti per proteggerli dalle aggressioni di bande di criminali armati di spranghe e fucili: 2500 persone “evacuate” in 36 ore, la più grande deportazione di massa della storia contemporanea di questo Paese. Vorremmo non dover parlare delle stucchevoli processioni alle quali abbiamo assistito dopo la rivolta: delegazioni di parlamentari nazionali ed europei, segretari di partito, Commissioni Schenghen, Consoli americani, ministri e sottosegretari: tante facce di marmo a ripetere in coro, come tanti pappagalli: “Mai più Rosarno!” Ci piacerebbe non dover parlare di Marcus, partito sano dal quarto mondo per venire a morire di polmonite in una stalla abbandonata in mezzo ad un agrumeto del primo mondo, o di Diaby, morto investito da una macchina mentre tornava a casa in bicicletta, in una strada buia nell’immediata periferia di Rosarno. Ci piacerebbe non sentir parlare di accoglienza e integrazione da chi monta, a suon di milioni di euro, campi container e tendopoli nelle zone industriali, lontano dai centri abitati per poi abbandonarli a se stessi e poco dopo macinarli con le ruspe. Ecco a voi Rosarno, un pentolone in ebollizione a cui salta il coperchio, una scintilla che scoppia qua ma che sarebbe potuta scoppiare in qualsiasi altra parte d’Italia, da Cassibile a Vittoria, da Foggia a Palazzo San Gervasio, da Saluzzo a Castelnuovo Scrivia, da Imola alla Val di Cembra: è così che tutto il mondo ha visto cosa trova in Italia chi fugge da guerre, persecuzioni e fame. Ecco a voi Rosarno, il comodo paradigma dello sfruttamento e della violenza mafiosa. Così nessuno parla della guerra tra poveri che si combatte quotidianamente nelle campagne italiane, che vede braccianti e piccoli produttori contrapposti invece che alleati, con i primi resi carne da macello, lavoratori invisibili e fragili da leggi dello Stato e i secondi che, mentre un tempo campavano dignitosamente con i prodotti della loro terra, oggi sono costretti a venderli a prezzi bassissimi, con cui non coprono nemmeno i costi di produzione, figuriamoci quelli di raccolta e devono scegliere tra abbandonare la terra, sperare in un esproprio da parte dello Stato che vuole costruire una centrale, un inceneritore o un rigassificatore, oppure risparmiare sui costi di produzione avvalendosi di manodopera a basso costo. (…) (Giuseppe Pugliese, Sos Rosarno www.sosrosarno.org)
Domenica 10 Agosto
CineClub
Palazzo Ducale ore 18:00 Gratuito
Iran velato, svelato e rivelato.
Dialogo tra cinema e letteratura iraniani
“Iran: Unveiled and Veiled Again” di Firouzeh Khosrovani + Presentazione dei libri “Particelle” di Soheila Beski e “Probabilmente mi sono persa” di Sara Salar, Casa editrice Ponte33
Un incontro tra cinema e letteratura iraniana attraverso le voci autorevoli e appassionate di due giovani donne che hanno scelto di farsi “ponte” tra culture diverse. La regista iraniana Firouzeh Khosrovani e l’editore italiano Bianca Maria Filippini (Ponte33), attraverso le opere che presenteranno al pubblico, apriranno un dibattito sul concetto di libertà, di autodeterminazione espressi attraverso la letteratura e il cinema che amano e per i quali lottano quotidianamente. TAGLIACOZZOINFILM vuole continuare a fornire il suo contributo all’incontro con un paese dalla storia millenaria attraverso la conoscenza con alcune delle espressioni più brillanti della ricerca artistica contemporanea, con l’intento di raccontare l’Iran lontano dagli stereotipi correnti e dai pregiudizi alimentati da visioni limitate e frettolose, per cercare di far comprendere le contraddizioni di una società in cui la contemporaneità si trova a convivere con resistenze antiche e nuove opposizioni.
Proiezione “Iran: Unveiled and Veiled Again” di Firouzeh Khosrovani (Italia, 2012, 12 min)
Breve storia del velo in Iran da prima della rivoluzione a oggi.
Facendo uso di materiale d’archivio di Cinecittà Luce e degli album di famiglia, il film racconta la storia delle donne iraniane, prima coperte con il velo e poi scoperte. Prima e dopo l’abolizione del velo nel 1936; prima e dopo la ripresa obbligatoria del velo nel 1979 dalla costituzione rivoluzionaria. Le donne in Iran hanno imparato ad assumere una doppia identità. Il film nasce nell’ambito del progetto Archivio a Oriente, esperienza nata nel 2011 dalla collaborazione tra il Festival del cinema asiatico ASIATICA FilmMedialee l’Istituto Luce Cinecittà, per la produzione di cortometraggi creati, montati e proiettati durante le giornate del Festival. A partire da materiali di repertorio dell’Archivio, filmati girati in Asia nel passato da autori italiani, con l’obiettivo di creare dei nuovi corti che rispecchino l’interpretazione personale degli autori asiatici contemporanei.
A seguire
Presentazione dei libri “Particelle” di Soheila Beski e “Probabilmente mi sono persa” di Sara Salar, editi dalla casa editrice Ponte33
“Particelle” Con una sintesi efficace e sorprendente tra alcune delle “ossessioni” della millenaria cultura iranica – il male e il bene, la verità e la menzogna, l’efficacia della parola – e le sfide filosofiche poste dall’avanzare frenetico della tecnologia, Soheila Beski traccia il ritratto impietoso di un uomo ancorato ad un ipocrita modello di supremazia maschile superato nei fatti da una realtà che avanza più veloce della luce.
“Probabilmente mi sono persa” Con una scrittura dal ritmo sincopato e incalzante insieme, modellato sul flusso altalenante dei ricordi della protagonista, Sara Salar restituisce lo smarrimento di una società nella quale la modernità, esplosa a dispetto di un conformismo morale tenacemente coltivato, richiede uno sforzo supplementare di introspezione e di adattamento. Probabilmente mi sono persa, romanzo rivelazione di Sara Salar, è subito divenuto un best seller (quattro edizioni e 30 mila copie vendute in pochi mesi), nonostante uno stop prolungato della censura.
PONTE33
Ponte33 è una casa editrice nata dalla passione di due studiose di lingua e cultura persiana, Felicetta Ferraro e Bianca Maria Filippini, entrambe formatesi presso l’allora Istituto Universitario Orientale, dove la Ferraro ha anche insegnato Storia dell’Iran per alcuni anni, prima di ricevere l’incarico di addetto culturale presso la nostra ambasciata a Tehran. L’obiettivo della casa editrice è dichiaratamente quello di far conoscere in Italia la letteratura contemporanea prodotta in persiano in Iran e in Afghanistan e all’estero, dove molti scrittori provenienti da questi paesi vivono ormai da anni. Il nome Ponte33 si ispira al “Si-o-se pol”, bellissimo ponte di Isfahan sotto le cui arcate (33 per l’appunto) ci si incontra per passeggiare, leggere, discutere; una sorta di simbolo dell’incontro tra generazioni diverse in un qualche modo divenuto lo specchio del mutamento culturale, della società che cambia e va avanti. Il messaggio lanciato dalle due studiose è chiaro: non più veli, cammelli, cupole e tappeti, miscuglio di esotismo da pacchetto turistico a prezzo scontato, ma neanche ostilità, fanatismo, minacce nucleari e oscurantismo medioevale, messaggio quotidiano di TG alla ricerca dello scoop e stampa superficiale; solo una società “normale” che cerca di gestire il retaggio di una storia complessa e un presente complicato da una situazione socio-politica difficile, a volte insostenibile, ma certo non immobile http://www.ponte33.it/