Tagliacozzo. Dopo anni di procedimenti giudiziari e un lungo iter processuale, cala definitivamente il sipario sulla vicenda che ha visto coinvolti l’ex sindaco di Tagliacozzo, Maurizio Di Marco Testa, l’attuale consigliere comunale Angelo Di Marco e l’imprenditore Giancarlo Bonifaci.
È arrivata infatti la sentenza di prescrizione dei reati che ha posto fine alla vicenda giudiziaria legata alla presunta turbativa d’asta per alcuni lavori pubblici, in particolare per la scalinata della chiesa di San Francesco, nella frazione di Villa San Sebastiano. Il processo, avviato in seguito a un’inchiesta dei carabinieri che nel 2018 aveva portato alla caduta dell’amministrazione comunale, si era conclusa in primo grado con una sentenza di condanna per i tre imputati: tre anni e due mesi per l’ex sindaco Di Marco Testa, due anni e due mesi per il consigliere Di Marco e un anno per l’imprenditore Bonifaci. Tuttavia, con il decorso del tempo e i termini previsti dalla legge, i reati contestati sono ora caduti in prescrizione, annullando di fatto gli effetti della condanna. L’inchiesta giudiziaria portò alla caduta dell’amministrazione comunale mettendo fine all’avventura di quella specifica classe dirigente cittadina. Successivamente, però, Di Marco testa si era ricandidato alle elezioni comunali, tornando di nuovo a sedere sui banchi del consiglio, anche se solo in opposizione. Le difese, in particolare gli avvocati Roberto Verdecchia, che difendeva il sindaco, Irma Conti e Giovanna Simeoni, per gli altri imputati, già all’indomani della sentenza di primo grado, avevano annunciato ricorso in appello, sottolineando come la condanna di Di Marco Testa fosse stata emessa nonostante l’assoluzione di progettista e dirigente coinvolti nello stesso procedimento.
A sei anni e mezzo dall’inizio delle indagini, la vicenda giudiziaria si conclude senza ulteriori conseguenze penali per gli imputati, mentre restano aperti gli interrogativi su un iter processuale che ha segnato la vita politica e amministrativa della città. La prescrizione interviene ora chiudendo il caso prima che si potesse arrivare a una revisione della sentenza nei successivi gradi di giudizio. La conclusione della vicenda giudiziaria legata agli appalti comunali di Tagliacozzo con una sentenza di prescrizione non ha solo chiuso il caso dal punto di vista legale, ma ha anche riacceso il dibattito su due fronti distinti: da un lato, il ruolo della giustizia e i tempi dei processi in Italia, dall’altro le ripercussioni politiche e amministrative che la vicenda ha avuto sulla città. La vicenda ha lasciato un segno profondo nella politica locale. Anche se ora i procedimenti giudiziari si sono chiusi, il danno politico e d’immagine per i protagonisti della vicenda rimane.
Fatti presuntivamente commessi in data agosto 2015.
Dichiarazione Verdecchia:
“Questa volta il tempo e’ stato inesorabile per tutti” nonostante il Di Marco Testa Maurizio sia stato prima prosciolto per alcuni reati ( sentenza del Gup di Avezzano del 11.12.2018 dr. A. C. Mastelli ), ed assolto poi con formula piena per altri reati residui con la sentenza del Tribunale collegiale del 20.12.22, il tempo non ha dato modo a questi di vedersi assolto anche per l’ulteriore unico reato residuo oggetto di immotivata condanna in primo grado, fatto per cui lo stesso si e’ sempre dichiarato estraneo unitamente a tutte le altre persone coinvolte. Un solo pensiero e speranza rimane all’ex imputato coinvolto, un uomo delle e per le istituzioni, fedele servitore dello Stato ( per come recitano le due eccellenti note caratteriale del Corpo di appartenenza ) e uomo a servizio della comunità, ovvero che i processi siano celebrati nei Tribunali e non nelle Piazze o nei Bar ove qualche investigatore ha asserito di apprendere notizie da persone degne di attendibilità ( dappoi rilevatesi inesistenti ) e che gli stessi siano celebrati nei tempi e modi giusti davanti a Giudici imparziali.