Pescina. Tagli alle prestazioni sanitarie erogate all’interno del presidio territoriale d’assistenza di Pescina, il sindaco Iulianella scrive alla direzione generale della Asl1 abruzzese.
“Alla luce degli ultimi, inaccettabili tagli alle prestazioni sanitarie erogate all’interno dell’ex Ospedale Serafino Rinaldi di Pescina”, spiega il primo cittadino, “nonostante i numerosi inviti rivolti e purtroppo rimasti inascoltati, da parte di questa Amministrazione Comunale alla direzione generale dell’ASL 1 Abruzzo, nella persona della dottoressa Santini, rivolti a
convocare un tavolo tecnico per affrontare congiuntamente le criticità di alcuni servizi e di alcune prestazioni erogate, la carenza sempre crescente del personale e la precarietà delle strumentazioni ormai da sostituire, è necessario un chiarimento, da parte della Azienda Sanitaria affinché siano noti a tutti i cittadini non solo della nostra Comunità ma dell’intero bacino della Valle del Giovenco, le vere intenzioni e i reali progetti che a breve potrebbero gravare come una scure sulla struttura sanitaria del P.T.A. di Pescina”.
“Ultima in ordine di tempo è la soppressione del servizio endoscopico”, precisa il sindaco Iulianella, “che da circa 10 anni
è presente tra quelli erogati con continuità all’interno del Presidio e che tra i pazienti ha avuto enorme riscontro ed apprezzamento, visti i numeri elevati delle prestazioni effettuate. Un servizio che sicuramente risponde alle più recenti esigenze della sanità pubblica nazionale, quelle di fornire l’attenzione massima all’attività sanitaria rivolta alla prevenzione delle malattie, anche alla luce della forte incidenza di patologie tumorali che purtroppo, da studi statistici e riscontri scientifici, attanagliano sempre più il territorio della Marsica”.
“Da questo mese di luglio non sarà più possibile effettuare esami endoscopici all’interno del presidio di Pescina”, osserva il sindaco, “tant’è che le 600 prestazioni annue finora assicurate dal servizio, insieme a quelle altrettanto numerose del presidio di Tagliacozzo che subiranno la stessa inesorabile sorte, andranno a gravare sul servizio presente all’interno dell’Ospedale di Avezzano con un conseguente allungamento dei tempi delle liste d’attesa già di per sé non in linea con gli standard richiesti ad
una sanità efficiente con il conseguente venir meno delle finalità di prevenzione proprie dell’esame endoscopico”.
“Giova ancora ricordare”, continua, “a chi purtroppo usa poco gli esercizi di memoria, la chiusura di alcune prestazioni ambulatoriali o, nel migliore dei modi, la drastica riduzione delle ore a disposizione di ogni singolo medico specialista che di fatto hanno reso quasi nulla l’attività oggi prestata negli ambulatori del P.T.A. L’ambulatorio di Senologia, di estrema importanza considerati i numeri elevati di malattie tumorali che colpiscono soprattutto le giovani donne del nostro territorio,
purtroppo non è più attivo da tempo a causa di una indisponibilità temporanea del sanitario che per l’occasione non è stato mai sostituito.Tutto ciò evidentemente finisce o nell’allungare terribilmente le liste di attesa degli ambulatori specialistici che gravitano nel distretto di Avezzano o nell’allungare i tempi di attesa di chi sceglie di ricevere la prestazione negli ambulatori del PTA di Pescina”.
“L’impressione che si avverte”, sottolinea, “e questo naturalmente lascia molto amaro in bocca nel ricordo di quanto il Serafino Rinaldi, un tempo, rappresentasse per i cittadini della Marsica intera, è che il Presidio di Pescina cesserà a breve di svolgere le sue funzioni di medicina del territorio, spegnendosi naturalmente, per l’inerzia e lo scarso interesse che l’Azienda Sanitaria sta
dimostrando nei suoi confronti e naturalmente nei confronti di chi in questa struttura ancora crede, primi fra tutti gli operatori sanitari che giornalmente vi prestano la propria attività lavorativa e professionale”.
“Non provvedere alla sostituzione di medici che raggiungono l’età della pensione”, continua il sindaco, “o che godono giustamente di un trasferimento in altra struttura sanitaria, non potenziare l’organico infermieristico, tecnico e degli operatori socio-sanitari costringendo quelli effettivi a turni massacranti soprattutto nei periodi in cui è sacrosanto per ognuno godere di un periodo di ferie estive, ridurre drasticamente le ore delle prestazioni specialistiche in nome di esigenze di bilancio che seppur sacrosante e giuste, vanno ricercate altrove e non nelle prestazioni già minime riservate a territori che di per sé vivono condizioni di disagio e di lontananza dai centri di cura, non provvedere alla sostituzione delle strumentazioni diagnostiche ormai desuete o non potenziare quelle esistenti, che sono di sicuro ausilio all’attività preventiva di qualsiasi presidio operante sul
territorio, non mettere al centro di tutto il paziente, soprattutto quello che ha problemi nel raggiungere celermente e senza difficoltà i centri di cura, quello anziano e solo. Tutto questo lascia presagire decisioni pilatesche che per nulla faranno bene alla sopravvivenza del nostro Presidio e che ancor meno faranno bene alla sanità intesa nel senso più nobile del termine come l’insieme delle condizioni di salute di una collettività poste sotto la tutela dello Stato”.
“Una domanda incombe con priorità”, conclude, “può un Direttore Generale reggente operare nel pieno delle sue funzione o spetta garantire soltanto l’ordinaria amministrazione con poteri molto limitati così come prevedono le nome che non consentirebbero certamente la cancellazione di servizi sanitari che finora sono stati garantiti?”.